Nell’afosa estate del 1991, andai nel laboratorio di maglieria di mia madre per chiederle qualche spicciolo per andare in piscina. In quell’anno i miei capelli stavano crescendo e i miei gusti musicali erano ormai sulla retta via. Mia madre aveva una piccola tv portatile in bianco e nero, su cui seguiva le soap opera mentre lavorava.
Sull’allora Videomusic, che possiamo ricordare con un po’ di nostalgia, apparve l’immagine di un uomo sotto al tavolo, che mi ricordava molto il cantante dei Soundgarden e un gruppo di cappelloni che se la suonavano e se la cantavano nel grano.
Il titolo della canzone era Hunger Strike e loro erano i Temple of the Dog. Il resto è la leggenda di Seattle.
La mattina del 16 marzo 1990, Andrew Wood, cantante e frontman dei Mother Love Bone, viene trovato in coma dalla fidanzata e portato d’urgenza all’ospedale. Morirà dopo due giorni, lasciando un vuoto nella musica della città del nord degli Stati Uniti.
Andrew finiva la sua carriera così, dopo che l’aveva inseguita da sempre, fin dall’età di 14 anni, quando formò i geniali Malfunshunk insieme al fratello Kevin e a Regan Hagar. La band, sicuramente non di facile ascolto, non otteneva il successo che Andrew sperava. Il ragazzo componeva e suonava musica raffinata e ricercata, un rock fuori dagli schemi, unendovi anche un impatto visivo figlio di Ziggy Stardust di Bowie.
La fortuna gli sorrise quando si unì a Stone Gossard e Jeff Ament, ex membri dei Green River e futuri Pearl Jam, nel progetto Mother Love Bone, grazie a un giro di conoscenze dell’amico fraterno Chris Cornell, con cui Wood condivideva un appartamento a Seattle.
I Mother Love Bone ottengono un contratto con la Polygramper produrre un album che avrà il titolo di Apple, preceduto dal un EP, Shine.
A poche settimane dall’uscita di Apple, Wood se ne va, lasciando tutta Seattle sgomenta.
I restanti membri si uniscono ai Soundgarden per produrre il progetto tributo, fortemente voluto da Chris Cornell. Alle voci, in due canzoni tra le quali appunto Hunger Strike, appare per la prima volta un benzinaio di San Diego, Eddie Vedder, appena arrivato dalla città per iniziare la sua carriera insieme a Gossard e Ament. Inutile presentarlo.
Andrew Wood ci lascia una breve ma notevole eredità, con delle poesie in musica e delle visioni notevoli.
Vi consiglio caldamente sia Return to Olympus dei Malfunshun, sia Apple dei Mother Love Bone, recuperabile con Shine come bonus cd.
Su Temple of the Dog tonerò in seguito.
[…] Our good friend Andrew then left us 4 Olympus (heaven). We Cried. “Apple” is all the time we spent together. Good Memories. (dal booklet di Apple+Shine)
2 commenti
Bravo Marco,
un pezzo sentito.
Grazie Andrea! Andrew Wood è un artista da scoprire, fidati. Te lo consiglio davvero!