Ci vuole la licenza!

L’oscura legione di chi è laureato dominerà il mondo anche senza riprendere in mano un libro!

Diploma, laurea, master, corso. Almeno una di queste quattro parole sembra debba essere un requisito indispensabile per poter coltivare un interesse a me caro da sempre. Ora mi chiedo, dovrei abbandonare o smettere di fare quello che amo solo per dei crismi delineati da una parte di retrogradi dotati di cervelli di marmo.

Direi proprio di no, e li definisco cervelli di marmo, in quanto parlano non con cognizione di causa, ma di luoghi comuni triti e ritriti.

Parto con questo discorso, dopo che mercoledì a un concerto, ho ascoltato una serie di sproloqui tristi e di una banalità assoluta. Ho già riportato il giorno dopo in Base una parte del dialogo di queste due ragazze, insieme a un loro compare. Dopo aver dissertato sulle doti canore di Ligabue e Vasco, riducendo il loro giudizio a quello che hanno sentito in tv e citando per l’ennesima volta il caso Nonciclopedia, sono andate a spostare il loro interesse su Fabio Volo, che onestamente in quel momento mi è diventato quasi simpatico. Riassumo in breve.

La prima asseriva che l’ultimo di Volo aveva avuto successo e tanti bla bla bla, magari letti su Cosmopolitan (esiste?), ma che qualcuno sospettava che non fosse lui a scrivere.

Prontamente la sua amicona le ha dato ragione, in quanto qualcuno – e cita la fonte per la miseria, non sempre il solito qualcuno – analizzando il romanzo, aveva notato che il Volo toccava corde che solo una donna poteva raggiungere, vista la sensibilità femminile di cui era permeato.

A concludere questa analisi di alto livello, una delle due aggiunge, testuali parole che: “Mi sembra strano infatti, che uno che non ha fatto nemmeno le superiori, si improvvisi scrittore.”

 

Improvvisarsi scrittore è una delle frasi più tristi e ricorrenti che abbia sentito in questi anni. Ma

Questa espressione descrive com’è uno che ha fatto solo la terza media. Secondo alcuni…

che diavolo significa?

Comunque, proseguendo, mi chiedo  a questo punto cosa serva per improvvisarsi scrittore: un diploma? Una laurea? Un Master? Un corso di scrittura creativa? Un intervento divino?

Conosco diverse persone con diversi storici scolastici, senza entrare nel merito del mio caso, e ammetto che alcuni  sarebbero da rimandare a settembre nonostante la laurea, questo perché non hanno continuato dopo la scuola a introdurre informazioni o ad allenare il cervellino. Alcuni poi sono privi di qualsiasi etica sociale e stanno sul loro scranno della laurea guardando il mondo con boria, e sventolando simbolicamente il loro pezzo di carta ogni volta che parlano, anche se non hanno nulla da dire che vaghi ricordi di nozioni da banco.

Prendo invece come esempio mio zio, laureato in elettrotecnica una vita fa. Riconoscendo le sue lacune in letteratura, si è creato un percorso parallelo durante i suoi studi e oggi è un divoratore di libri e un interessante oratore. Perché? Semplicemente perché ha fatto la scelta più saggia, continuando, come farebbe un atleta, ad allenarsi.

In alternativa conosco anche persone che hanno finito appena le superiori o sono arrivate alla laurea, non aprendo in seguito nemmeno una pagina di giornale. Eppure per la società formata dalla gente come quelle all’inizio articolo questi sarebbero plausibili come scrittori.

Dickens triste perché si è improvvisato scrittore

Dickens triste perché si è improvvisato scrittore

Io propendo per la tesi, asserita anche da professionisti del settore, che l’importante sia scrivere, leggere, scrivere, leggere, scrivere e ancora leggere. Naturalmente bisogna avere orecchio, proprio come un musicista. Il talento non lo si impara, lo si ha e lo si deve migliorare e allenare. Punto.

Qual è invece il vostro parere? Serve davvero la famosa licenza?

Ora come ora, Fabio Volo inizia a sembrarmi più simpatico…

Un altro che non ha finito gli studi. Butterò i suoi libri…


18 commenti

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  1. A adesso chi glielo dice a Dickens che non è uno scrittore vero?
    E’ che purtroppo in questa merdina di paesuncolo in cui viviamo la titolazione è tutto. A livello pratico la laurea te la dai spesso in fronte (specie se in materie umanistiche) mentre a livello di rispettabilità sociale acquisti punti intellettuale.
    Ma tu non dare retta a questa gente.
    E per fabiovolo, quello pure con sei master e quindici dottorati resta uno che scrive lammmerda.

    1. Pensa anche a Cormac McCarthy che osa scrivere senza aver finito gli studi! Vecchio rimbambito! ( mio Dio, questa è peggio di una bestemmia, spero si noti il senso ironico)
      La cosa buffa del caso Volo, è che ci si domanda se usi un Ghost Writer. Se lo usa, deve essere messo peggio di lui!

  2. “Ora come ora, Fabio Volo inizia a sembrarmi più simpatico…”
    Ti ricatterò a vita 😉
    AH AH AH
    A me “Un posto nel mondo” è piaciuto.
    Ma mica vorrai abbassarti al mio livello?

    1. Ho detto simpatico, mica geniale 🙂

      1. E forse è pure meglio la simpatia del genio.

        • Bangorn il Novembre 19, 2011 alle 2:09 pm

        Hai presente però quando ti chiedono: “Com’è la tua ragazza?” e tu rispondi ” Simpatica”? Bene, io simpatico intendo quello 🙂

      2. Volevo dire: E’ meglio la simpatia rispetto al genio…dannate virgole!

  3. Bel post!
    L’ho scoperto grazie a quello di Davide su Strategie Evolutive, che ti cita.
    So che non si fa, ma ti incollo qui il commento che ho scritto sul suo blog, perché vale benissimo per il tuo articolo:

    Qualcuno mi odierà ma non ho mai dato peso al “pezzo di carta”. Conosco moltissime persone con fior fior di laurea ma non in grado di scrivere uno straccio di lettera senza infilarci errori pacchiani o frasi senza senso. Ahimé alcune di queste lavorano in uffici attigui ai miei.

    Studiare ha un senso ma non è strettamente indispensabile, non per quel che concerne la creatività e i lavori artistici.
    Ora, i geni autodidatti sono in realtà pochi. Un’infarinatura di base serve eccome. Diffido per esempio di chi si dichiara scrittore salvo poi aggiungere che legge sì e no un libro l’anno.
    E’ come voler cantare senza ascoltare le canzoni. Mi sembra un tantino difficile.

    Leggere non presuppone però titoli di studio. Lo può fare il contadino come non lo può fare il superlaureato. Uno dei miei capi, per esempio, luminare della giurisprudenza economica, non legge un libro che non sia un manuale tecnico da almeno vent’anni.
    Viceversa c’è un tizio, nel paesino di montagna dove sverno spesso e volentieri, che è un pastore di pecore, credo con la terza media, eppure è un abilissimo oratore, piacevole da ascoltare e ricco di cose interessanti su cui discutere (bon, scrittore credo che lo sia, ma poco importa).

    1. Mi trovo d’accordo con te Alessandro. È il fatto di coltivare e impegnarsi sulla scrittura e lettura che certamente producono buoni frutti. Quindi dal laureato al tizio che ha abbandonato gli studi, la regola è la medesima: leggere, scrivere, leggere, scrivere… ma anche analizzare. Per questo ammiro tanto mio zio laureato ma che ha riconosciuto le sue lacune, che un altro X perché seppure non avendo terminato gli studi si è messo di suo a darsi da fare.
      Come dici te i geni autodidatti non andrebbero da nessuna parte senza una buona palestra per la mente.

  4. Vado un po’ off-topic nel considerare che negli ultimi tempi non si riesce più ad andare ad un concerto senza beccarsi gente allucinata che invece di ascoltare la musica (come cantavano di Doobie Brothers) si abbandonano a discorsi deliranti.
    Io mi son trovato perso fra una manica di orridi finti-giovani all’ultimo concerto dei Jethro Tull, ed ho sentito cose che non stavano né in cielo né in terra.
    Cosa sta succedendo?

    1. Sinceramente non lo so. Già da tempo mi capitava di sentire gente ai concerti che parlava di altri musicisti più che di quelli presenti. Mah…

  5. Questa cosa dei titoli accademici l’ho notata anch’io, e non hai idea di quanto mi dia fastidio, anche perché presuppone l’incapacità di chiunque di informarsi e istruirsi al di fuori dei canali didattici. Un’osservazione simile, anche se non legata alla scrittura, me l’ha fatta un amico una sera. In quel caso si parlava di zoologia, e dopo aver risposto a un suo dubbio – perché ricordavo bene l’argomento – mi sento dire: «Sei laureato in biologia? No, perché allora voglio un altro parere». Quella volta mi sono cadute le braccia e non ho avuto neanche la forza di replicare. Non credo l’avesse detto con malizia, ma è comunque indice di un certo modo di pensare.

    Sono d’accordo con te quando dici che un infarinatura ci vuole, perché le basi sono tutto. Non per niente si chiamano “basi”, appunto, e non “capitelli corinzi”, per dire. Quello che i fautori del Master in Sticazzi & Quell’Altri non capiscono è che uno può anche essere desideroso e portato a espandere le proprie competenze o affinare un’arte – o una tecnica – per i fatti propri, così come un esperto con tanto di laurea può restare chiuso nel suo campo inquadrato e non capire una beata forca di nient’altro, italiano compreso.

    1. I peggiori rimangono quelli che, una volta preso il loro bel foglietto e messo l’alloro in testa, non aprono mezza pagina perché tanto sanno già tutto. Per non parlare di chi diventa fisico con Focus: basta quello, tanto ha già una laurea, no? 🙂

      1. Sì, chiunque metta l’alloro deve stare attento a non stringere troppo, che a volte blocca il flusso sanguigno, girano certi “dottori” che parlano come cavernicoli. Poi gli specialisti dell’ultima ora, tipo: «L’ho letto su un libro/giornale/rivista, quindi dev’essere vero», epico!

        Guarda, invece alle volte non serve neanche sventolarla. Io, per il semplice fatto che sto dietro a una scrivania, a volte mi sento chiamare “dottore” da qualche utente. Poi tu vagli a spiegare che no, io non sono un medico né un altro tipo di dottore – ma un operatore – che “prenoto” le visite ma non le eseguo. Comunque non li correggo, perché ho anche idea che ci resterebbero malissimo. LOL

        • Bangorn il Novembre 19, 2011 alle 2:08 pm

        Anche a me capita di beccarmi dei titoli gratuiti che in realtà non ho. Cosa si fa, si contraddice la gente?

  6. Bene, Bango, sai già come la penso sui titoli di studio e il loro valore nel dare un peso alle persone che ho di fronte.
    Ma visto che la gente che legge qui non lo sa, cito due esempi.
    Mia madre ha la terza media. Ha iniziato a lavorare a quattordici anni, un po’ come tutti nella sua famiglia, perchè si era in 7 fratelli e il papà non c’era più.
    Ogni tanto quando scrive fa errori grammaticali. Difficilmente troviamo punti di contatto su letteratura o anatomia umana.
    Però -non lo dico perchè è mia madre, giuro- (hai visto che brava? non ho messo le parentesi… d’oh!) è una delle persone migliori che conosca. E’ una persona BUONA, non c’è altro termine per definirla. Una che si mette sempre per seconda. E non dietro i suoi figli, che sarebbe facile, ma dietro TUTTI. E’ una che quando si era piccoli e c’era la ragazza nera che passava a vendere a porta a porta, la faceva entrare in casa per chiederle se era stanca, le offriva da bere, le regalava i sacchettini di caramelle e comprava magari i fazzoletti di carta, pur di darle qualcosa.
    Per fare un paragone, quando poi la stessa ragazza ha offerto a noi bambini del quartiere le caramelle che aveva ricevuto in dono, le mamme degli altri ci hanno proibito di mangiarle perchè “chissà da dove vengono”….
    Io spero tanto di diventare come lei. Anche se purtroppo non credo, visto che ormai sono già abbastanza formata da temere di non riuscire a cambiare più di tanto.

    Il mio vecchio capo.
    Ingegnere, laureato a 23 anni.
    Spesso ha insultato le persone prive di laurea. Spesso ha fatto riferimenti espliciti all’inferiorità di chi fa mestieri quali donna delle pulizie (vedi: mia madre), barista (vedi: io) e venditore al mercato (vedi: altro collega del lavoro precedente).
    Ha passato i quattro anni in cui l’ho visto prima di andarmene da quel posto a umiliare, insultare, offendere, demolire in tutti i modi possibili le persone che aveva intorno.
    Soggetto a scatti d’ira, sbalzi d’umore, prendeva a pugni le porte, ha preso al collo delle persone in azienda, si è presentato ubriaco marcio al lavoro più di una volta.

    Sono due esempi, certo la vita insegna che non si fa di tutta l’erba un fascio.

    Però. Insomma, ci siam capiti.

    Per restare più in tema con il post, questa è la definizione che ho trovato per “scrittore”

    sm
    Chi scrive con intenti letterari e artistici

    Ora, sicuramente è una definizione un po’ ampia, perchè anch’io posso avere l’intento di scrivere un’opera d’arte ma produrre poi della fuffa.
    Però ecco, tu scrivi. Hai intenti letterari e artistici no?
    Sono già stati riconosciuti dalle persone che hai intorno.
    Io la tua foto vicino a questa definizione ce la metterei.

    Se poi i signori della boria non sono disposti a definirti tale perchè non passi le giornate “a cercare arzigogoli mentali o a decidere come proseguire” (cit.) mi viene il dubbio che la loro sia un po’ una manovra per distrarre l’attenzione. Sai, non riuscendo a “scrivere e basta” magari hanno bisogno di illudersi di essere loro stessi, degli scrittori. 🙂

    1. Non posso che essere d’accordo con te. Sono stato cresciuto da due persone speciali, che seppur avendo sì e no fatto le elementari, mi hanno educato e sostenuto in maniera ineccepibile. Io non avrei mai cambiato i miei genitori con nessuno al mondo, e se sono quello che sono, nel bene o nel male, lo devo a loro.
      Poi c’è chi con un pezzo di carta in mano si sente arrivato e non continua più quello che la scuola ti ha solo indicato come cammino.
      Lasciamoli con i loro “arzigogoli” perché io lo faccio con passione e incoscienza 😉

  7. Dobbiamo ringraziare quelle signorine dietro di me al concerto degli Amorphis! 🙂

  1. […] Addendum: le osservazioni di Hell hanno ispirato anche riflessioni più coerenti, ad esempio sul blog di Marco Siena. […]

  2. […] Ci vuole la licenza! L’ho scritto un sabato mattina mentre attendevo di rilasciare il mio ebook free Punizione d’Emergenza. Sotto consiglio della Base, avevo deciso di attendere il lunedì per non togliere visibilità nel week end all’ebook. Scrissi allora questo articolo facendo una considerazione su quanto avevo dovuto, purtroppo ascoltare per l’ennesima volta a un concerto. Bella sorpresa! […]

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