Utile o non utile?

John Champlin Gardner Jr. da non confondere con l’altro, John Edmund Gardner

Ho ripescato questa mattina, una vecchia nota di John Champlin Gardner Jr. L’ho cercata e ritrovata perché mi ronzava in testa, dopo che il post di due giorni fa è stato drammaticamente travisato. Cercavo di parlare del diritto di tutti, di usare la rete nei modi in cui credono, fosse quello di pubblicare pessime foto, racconti sgrammaticati e poesie che sembran più filastrocche. Purtroppo c’è la cattiva abitudine mi sa di leggere una riga sì e una no, quindi si è finiti per parlare solo del breve punto centrale del post, e del dover socializzare o meno con il mondo.

Allora mi sono ricordato di quello che diceva questo maestro, a proposito dei laboratori di scrittura, che lui stesso non è che amasse poi così alla follia, in quanto riteneva che fossero più che altro condotti da scrittori frustrati. Il problema che faceva notare, è che frequentando il corso sbagliato, si poteva tarpare le ali a giovani scrittori che per sfortuna, più che per mancanza di talento, venivano scoraggiati da insegnanti rigidi e legati a regole imposte da chissà chi. Mi sembra non succeda solo nei laboratori di scrittura, eh? Comunque, Gardner ci vedeva anche dei pregi e questo si va a riallacciare almeno in parte a quello che involontariamente perché, ripeto, lo scopo del post precedente non era quello. Leggete la nota e fate le vostre considerazioni.

Il primo pregio di un laboratorio per scrittori è quello di far sentire al giovane scrittore che non solo non è una persona anormale, ma che è una persona onesta. In una comunità di scrittori, quasi tutti i discorsi che si fanno riguardano lo scrivere. Se anche non si è d’accordo con la maggior parte di ciò che viene detto, si finisce per dare per scontato che nessun altro discorso sia altrettanto importante. Discutere dello scrivere, anche in una mediocre comunità di scrittori, è emozionante. Ti fa dimenticare che per i tuoi parametri personali, qualsiasi essi siano, non sei ancora così bravo. Ti riempie di energia nervosa, ti fa venir voglia di lasciare qualunque attività stai svolgendo e di andare a casa a scrivere.

2 commenti

  1. Questo in parte mi riporta a quando a scuola mi davano libri da leggere per le vacanze. Ecco, di quei volumi non ne ho mai aperto uno, preferendo piuttosto leggere quello che mi andava. Al rientro a scuola, quando ci chiedevano se avevamo letto i libri, io rispondevo sempre no e invece elencavo quelli che avevo letto.
    Beh, nessun professore si è mai lamentato.
    Ora capisco che lo scopo primario di quelle pratiche era invogliare noi studenti ad aprire un libro, indifferentemente da quale esso fosse.
    Vedo così l’utilità dei laboratori di scrittura: saperne cogliere il senso, il vero motivo al di là delle regole e dell’apprendimento di una giusta sintassi. Se partecipare invoglia qualcuno a scrivere che ben vengano. ma se, al contrario, devono scoraggiare e limitare con troppe imposizioni o vincoli, allora a quel punto non servono più.
    Bel post e bel concetto di fondo! 🙂

    PS: mi sa che fra i travisatori del post incriminato ci sono pure io… 😛

    1. I laboratori, come dice Gardner, sono utili per confrontarsi con altri scrittori. Al giorno d’oggi abbiamo la rete, e mi sembra che in Base si faccia un lavoro eccellente nel discutere e arricchire gli altri, nonché promuovere progetti. Purtroppo nei laboratori come nella rete, ci sono anche le teste di minchia, che sono già scrittori arrivati e perfetti 😀
      Quello che dici tu sulle letture estive mi ricorda molto l’approccio che ho io con i libri suggeriti, prestati e a volte consigliati. Per la miseria, non so perché ma finisco sempre per non leggerli 😀
      P.S. Non hai travisato molto, dai. C’è chi ha travisato completamente 😉

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