Il Brat Pack è stato un fenomeno cinematografico degli anni ’80 che ha lasciato, almeno in parte, un segno anche nel nostro paese. Nonostante fosse nato in quella decade, la sua influenza si è avvertita anche nei primi anni ’90. Uno dei film che più mi ha colpito di questo filone è uno dei più famosi: Breakfast Club.
Cos’ha di speciale questo film? A dire il vero mi sono posto anch’io questa domanda, fin dalla prima volta che lo vidi, nel 1990, quando un compagno di classe mi passò una videocassetta con un paio di film, tra cui proprio Breakfast Club. Non è Risky Businness con la forte componente sessuale/adolescenziale, non è Lost Boys con le sue atmosfere horror, non è nemmeno Ferris Bueller’s Day Off con la simpatia e la follia travolgente. E allora? Forse il punto forte di questo film è che ci si può identificare in almeno uno dei personaggi, anche se non è così facile ammettere di assomigliargli.
John Hughes scrisse in tutta fretta questo film, inserendo in una trama molto semplice, 5 stereotipi di adolescente nell’età del liceo. Troviamo Brian il secchione, Andy lo sportivo, Claire la figlia di papà, John il ribelle e Allison la stramba. Difficile davvero ammettere di essere stato il secchione a quei tempi, o che abbiamo passato più tempo al campo di calcio che sui libri, eppure se riguardiamo il film ora, con gli occhi da adulti, ci accorgiamo che tipi così in classe con noi c’erano. E non solo nella nostra classe.
Riassumo brevemente la trama, tanto per far capire a chi non lo ha visto la semplicità del plot, ricordandovi che il film è stato citato mille volte in chissà quanti film e serie televisive, perfino nei cartoni animati, dai Simpson ai Griffin. In breve, cinque studenti si trovano in punizione per otto ore un sabato, controllati dall’inflessibile preside Vernon, granitico, arrogante ma anche insicuro, come scopriremo verso la fine. I ragazzi si conoscono appena di vista, e non si sono mai parlati prima, essendo ognuno di loro appartenente a gruppi diversi. La figlia di papà non frequenta di certo lo sbandato. Eppure, forse per la costrizione di dover convivere o per la marjiuana di John, si lasciano andare a confidenze e confessioni, sia sulla loro situazione familiare che sulla loro vita privata. Si accorgeranno che i loro problemi hanno denominatori simili, nonostante le facciate siano diverse e le apparenze ingannino.
In questo film c’è da ridere di gusto, ma anche in modo amaro. Può sembrare un film leggero, e forse lo è, eppure dalla prima visione, risalente al 1990, sono sempre rimasto legato a questo film, con i ricordi di quegli anni da adolescente. Facendo la mia analisi questa sera, ho confessato a mia moglie che ero… beh, lei in parte è d’accordo.
Piccola nota:
Il cast è formato da attori che hanno avuto delle buone premesse, non mantenute negli anni. Tra di loro cito Molly Ringwald, che per diversi anni ricoprì il ruolo della fidanzatina d’America, Judd Nelson che per un breve periodo arrivò in cima alla classifica degli attori più richiesti (breve davvero quel periodo) e infine il figlio d’arte Emilio Estevez che non so nemmeno che fine abbia fatto. Sembra che questo film abbia fatto da trampolino, ma che poi non ci siano state condizioni favorevoli per i suoi giovani.
8 commenti
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Uh, che bello e che nostalgia. E’ vero che si ride tanto e si ride anche con una certa amarezza.
Estevez adesso fa il regista. è anche bravino 😉
Di Estevez vidi solo Il Giallo del Bidone Giallo 🙂 Sicuramente si è distinto rispetto a suo fratello, partito bene e diventato uno zimbello (che rima, eh?)
Io non sono qui. Non sto leggendo! 😀
*O* Ihihihihih…
Me lo ricordo questo film anche se non e’ uno dei miei preferiti dell’epoca
Io invece ne ero rimasto impressionato, quasi quanto per Ferris Bueller’s Day Off
Oltre a questo classicone, di Emilio Estevez non posso non ricordare il delirante “Palle in Canna”, un film che mi fa ridere come un ossesso…
Ottimo ripescaggio Mark…
Di Estevez io ricordo anche Cuba Libre. Lo hai visto?