Non voglio sembrare supponente o il solito maestrino, ma ci sono espressioni che davvero, non riesco più a leggere. Ogni volta che incappo in una di queste, mi parte una smorfia in automatico e penso: “Ma per la miseria, hai scritto tutto dannatamente bene fino adesso, perché devi usare una di queste logore, abusate, insensate espressioni?”
Non ho una risposta naturalmente, però cerco a mia volta di evitare di incappare in questo errore. Magari ne faccio di altri ben peggiori, tipo esagerare con gli avverbi, meno con gli aggettivi. In compenso gli aggettivi e le comparazioni, sono tollerate e passano inosservate, nonostante per l’autore, ogni cosa sia un “come”. Il “come” viene usato senza ritegno.
Ma quali sono quelle che più mal sopporto? Ce ne sono diverse, ma soprattutto due che mi fanno storcere il naso. È più forte di me.
La prima, la più odiata, è senza ombra di dubbio “come una bambola rotta”. La potete trovare anche nelle varianti di “bambola spezzata” o “giocattolo rotto”. E qui gli autori si divertono davvero a descrivere i loro sfortunati personaggi “come una bambola rotta”. Ma quanto è brutta come espressione? E perché, cosa avrà mai fatto di male questa bambola per essere paragonata a personaggi ridotti a degli invertebrati?
E poi arriviamo all’aggettivo usato per tutto ciò che è odore o fumo, molto più di quanto si usi “livido” per descrivere il cielo. Sapete qual è? ACRE! Ogni odore, ogni fumo, ogni effluvio, si merita l’aggettivo acre. Non si può dire pungente? No, meglio acre perché è più dotto.
Bene, dopo che mi sono sfogato in questo modo, mi sento meglio. Scusatemi, ne ho un po’ le palle piene di leggere espressioni uguali in tutti i libri. Ma ditemi, voi avete qualcosa che mal sopportate quando leggete?
9 commenti
Vai al modulo dei commenti
Hai ragione, e mi sono divertito leggendo. Certo, ci sono tante altre espressioni abusate (e mi piacerebbe parlarne insieme). La bambola rotta viene dal famoso pantin disarticuleè di non so più quale autore francese d’altri tempi, ma l’effluvio acre fa ridere. ieri sera leggendo un libro sono rimasto sorpreso leggendo che “le onde sibilavano sulla spiaggia”. Sibilavano? Ci ho pensato su ma non sono riuscito a trovare il termine giusto.
Autore
Di solito per le onde dicono “ruggivano”. Hai mai visto ruggire un’onda?
C’era un ragazzo, che scriveva…
cose a volte senza senso, perchè metteva tutto sul foglio, sempre.
Parli del cielo, e a me viene in mente questa sua frase: “Questo cielo così bianco”
E’ la morte della speranza.
Niente,
anche ad alzare la testa.
L’autore è un tossico, nutre il dolore e odia la cura.
Andrea.
Andrea Pazienza.
Una persona poco lucida, addolorata e sbucciata dalla fantasia.
La fantasia, che puzza quando la scaldi su un cucchiaio.
Questo cielo così bianco…
Se le storie non ti vivono.
Scrivi la roba d’altri… scrivi: “acre” e “bambola spezzata”.
Se non ti succede di vivere; forse non vale la pena parlarne.
La roba degli altri è loro, non rubatela.
Una bambola spezzata è acre.
Autore
Beh, Pazienza era Pazienza. Lessi una lettera che gli dedicò un amico pochi mesi dopo la sua scomparsa. Se la ritrovo, te la faccio leggere.
Molto volentieri.
http://www.youtube.com/watch?v=K8LCwNbTFZU
Questo è un bel documento, ma Red Ronnie mi ricorda una Jena.
Però è grazie a lui che lo si vede parlare, non in bianco e nero.
(Son fuori tema come al solito-scussa Marco)
Autore
C’è Red nel video? Per sicurezza lo guardo lunedì. Red Ronnie mi fa passare l’appetito 😀
Non saprei proprio, mi sono messo a pensare appena ho finito di leggere il post ma non mi viene nulla
il verbo irritare e la parola sovviene pensata adesso, forse
Autore
Dici? Prendi un libro a casa, e vedrai che ti viene in mente anche altro 😉