Non fare la cosa giusta

Non ho mai avuto finora il blocco dello scrittore. Mi era venuto invece quello del lettore. Orari sballati, abitudini sconvolte e altre simpatiche disavventure, mi avevano bloccato la mia solita voracità verso i libri. È vero che avevo l’opera omnia di Lovecraft su ereader, ma leggevo qualche racconto ogni tanto, senza metodo né attenzione. Non lo facevo neppure nei miei soliti orari. Organizzazione zero.
Poi guardo il libro in questione: Non fare la cosa giusta di Alessandro Berselli. Lo comprai direttamente da lui alla sua presentazione a Carpi, all’Interno Divino, tenutasi il mercoledì precedente alla mia. Ho scambiato anche due chiacchiere con l’autore, di certo un artista con molta più storia ed esperienza dietro di sé. La trama mi intrigava, non sembrava troppo lungo, e ho deciso di leggerlo.

La copertina

Dopo poche pagine ho detto: «Ecco quello che mi serviva in un momento come questo!» Ebbene, cosa mi piaceva di quel libro? Frasi veloci, capitoli brevi, alcuni microscopici, una scrittura diretta senza fronzoli. Senza essere leggera, riesce a scorrere via liscia, senza intoppi. Alessandro ci presenta la storia sotto il punto di vista di Claudio, il personaggio principale, di cui voglio dire una sola cosa: non è per nulla originale. Stop, non fraintendetemi, è originale mettere al centro di tutto una persona così, ma in realtà è comunissima, forse lo specchio della maggior parte della popolazione. Un uomo di discreto successo, dalla vita matrimoniale piatta come il resto della sua esistenza. Un essere che reprime i suoi istinti più per paura delle conseguenze che per altro. Se non ci fossero leggi, commetterebbe chissà che, e se ne rende conto quando parla con Luca, un amico di un amico. Claudio capisce di essere un vigliacco, un meschino represso, e decide di sfogarsi lasciandosi andare. Avete presente quelle persone che odiano extracomunitari, con le loro banali frasi da bar, quelle persone che ingoiano le scortesie perché hanno paura delle discussioni ma dentro sono un fuoco? Ecco allora che Claudio picchia la zingara, appicca fuoco a un barbone, tira un paio di pugni allo stesso Luca, insulta a destra e a manca. Peggio ancora, si lascia andare e tradisce la moglie per la prima volta. Non lo aveva mai fatto non per amore, ma per vigliaccheria. Insomma, Claudio, che all’apparenza è tanto a modino, è una persona di merda, una di quelle che quando viene arrestata la vicina dice: «Era così una brava persona…»

L’unico briciolo di bontà, di umanità/non-umanità che ha, è l’amore incondizionato per la figlia, la ricerca di ristabilire un rapporto che purtroppo non esiste più. Lo fa parlando con lei per tutto il libro, pensando di parlare direttamente a lei e confessare tutto. Attraverso questo dialogo immaginario, conosciamo anche la fragilità di un padre a cui mancano gli abbracci della sua bambina. Io da padre, so che potrebbe succedere così anche a me, perché i figli si allontanano, si distaccano, non ci sono più bambine che ti corrono incontro e ti saltano al collo. Non hanno più bisogno di te, sembra quasi. E Claudio questo lo sente.

Un libro da leggere, da divorare in due giorni come ho fatto io, anche per la sua parte thriller di cui non vi svelerò nulla. Il primo libro di Berselli che leggo e devo fargli i complimenti, magari se avrò l’occasione di incontrarlo di nuovo.

6 commenti

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    • Kate il Luglio 24, 2012 alle 9:11 am
    • Rispondi

    Ok, ci sto.
    Dopo scendo a prenderlo.

    1. Vedi a saltare le serate cool?

  1. Piacque molto anche a me. 🙂 È sicuramente un libro da divorare con gusto. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    1. Alessandro sa il fatto suo. Uno stile che condivido molto ultimamente.

  2. Non lo conosco… quindi ti ringrazio per la segnalazione e al tempo stesso ti odio per il male che infliggerò nuovamente alla mia carta di credito…
    Ah, il vile denaro… 😀

    • Kate il Luglio 24, 2012 alle 3:49 pm
    • Rispondi

    Non l’ho trovato… 🙁

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