Agnelli, critici e folli autori

È difficile cominciare questo post, quanto cercare di essere sintetico come piace a me. Fare un post che richieda due ore di lettura, non serve a nulla. Cercherò allora di organizzare la cosa in blocchi, in argomenti, che abbiano però lo stesso denominatore. Parto quindi con la premessa, spiegandovi quali sono le due cose che mi fanno andare in bestia in questi due giorni, e che ritengo siano tremendamente affini tra di loro, partorite dalle stesse caste formate da cervelli avvizziti, golosi ed egoisti dei loro piccoli privilegi. Le sparate maggiori sulle categorie blogger e autore indipendente, sono arrivate uno dopo l’altra in pochi giorni. Da un lato abbiamo un’affermata e famosa giornalista che si compiace di avere avuto il compito di arruolare 400 agnelli sacrificali, a cui non pagherà mezza lira per un loro articolo, dall’altra commenti sempre più velenosi sul fatto che chi si autopubblica, fa uscire solo merda, e da un altro fronte accusano i blogger di rovinare il lavoro dei critici professionisti. E sul mio blog non faccio nomi, perché ormai ci vuole poco a finire in tribunale per diffamazione, ma le parolacce se ci stanno le dico. Partiamo analizzando il punto primo.

Blogger sacrificati sull’altare della visibilità

Magari si voleva pur far pagare

Dunque, giunge dall’estero questa cosa, questa rivista on line, questo… questo… decidete voi la parola. Viene affidato a un nome noto (ma dai?) che deve trovare 400 giovani blogger smaniosi di farsi vedere, di far girare il loro nome. A quanto? A gratis, naturalmente! Cosa pretendete, che uno che fa qualcosa per passione, voglia pure essere pagato? Giunti a questo punto, mi vien da dire perché dobbiamo pagare attori, musicisti e calciatori famosi. In fondo, non lo fanno per passione? E non paghiamo neppure gli scrittori famosi in Italia allora, tipo quello dell’accarezzare i dinosauri. Non lo fa per passione? Che discorso del cazzo…
Credo che l’uscita della signora direttrice-suprema, sia stata infelice. Eppure ben 200 agnelli sono già lì in fila. Cazzo, scrivere per quella rivista, significa prestigio, no? Un po’ come quel tenore famoso che girava per maneggi, pretendendo di mettere a pensione i suoi cavalli gratuitamente. Lui portava il prestigio. Andò in un maneggio che conosco, e gli dissero che cavalli e prestigio se li poteva riportare a casa.
Mi dispiace quindi per quei 200 sventurati che hanno accettato, innocenti ed entusiasti scribacchini che sperano di diventare veline, e per gli altri 200 che li seguiranno. Vi auguro tanta buona fortuna. Ricordatevi però, che chi scrive per i giornaletti da due soldi, quelli che non vanno venduti, vengono pagati. Sapete da chi? Da tutti noi, con i finanziamenti all’editoria. Ricordatevi inoltre che siete giornalisti solo se doveste essere querelati per diffamazione. Ecco, in quel caso lì sì.

Chi si autopubblica fa uscire solo merda

John Locke, un altro che ha fatto uscire merda, secondo certi personaggi

Eh sì, se qualcuno si autoproduce un ebook, non può aver messo sul mercato, nient’altro che merda. E nel mirino ci finiscono pure le case editrici minori, in alcuni casi, soprattutto quelle non compiacenti con certi figuri. Ma rimaniamo su chi si autoproduce. Le ragioni delle accuse, finiscono sempre con l’essere la mancanza di un editing adeguato e altre banalità. Chi fa da sé è stato sicuramente rifiutato dalle case editrici (questo viene un po’ fomentato anche dai classici fenomeni autoprodotti, che nel rispetto del filone “morivo di fame poi è avvenuto il miracolo”, tendono sempre a inserire, con poca intelligenza, la storia che sono stati rifiutati dalle case editrici). Gli ebook autoprodotti contengono strafalcioni. Se volete continuo, però vorrei farvi notare un paio di cose:

  • Gli autoprodotti costano da 0 a pochi centesimi. Non ci rimettete un capitale.
  • Molto spesso, l’autore, si avvale comunque della consulenza di altre persone.
  • Nelle librerie non mi sembra di vedere tutti ‘sti capolavori, sennò perché ci sono cartonati ovunque di quel coso sfumato? E quelli costano un sacco di soldi.

D’ora in poi, sarebbe opportuno provare i prodotti fatti con passione, da autori che rilasciano ebook gratuiti, o libri di case editrici minori, soprattutto oneste. Potreste rimanere sorpresi di quanta passione e originalità potrete trovare in quegli scritti, molto di più sicuramente che in accozzaglie di templari misteriosi o rincoglionite che si fanno sculacciare.

I blogger danneggiano i critici veri

L’esercito dei recensori sconosciuti, che non prendono marchette!

I critici veri. I critici di cosa? Se voglio sapere qualcosa di un libro, di un film o su un nuovo cd della band X, ho alcuni riferimenti che mi sono fatto in rete, blogger di cui ormai conosco opinioni e condivido i gusti, o a volte non li condivido, ma so essere genuini. E costoro, cosa intaccherebbero? Il mercato delle marchette sicuramente, di quelle recensioni fatte in cambio di compensi. Artisti pompati da una critica pagata, ecco cosa mette in pericolo il blogger, che anche quando riceve una copia omaggio, si sente libero di dire: “Il tuo cd non mi è piaciuto”. Stop. Perché dovrei fidarmi dei critici di professione? Datemene un motivo. Bah…

Ne hanno parlato anche:

Davide Mana
Helldoom
Queenseptienna
Alex Girola
Mr. Giobblin
Hell
Paolo Ungheri

4 commenti

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    • claudio il Ottobre 4, 2012 alle 11:47 am
    • Rispondi

    Sono perfettamente d’accordo con quanto dici. E’ un discorso, tra l’altro, che mi auguro possa essere approfondito. Ritengo che la maggior parte dei blogger dicano onestamente ciò che pensano e molto spesso siano più competenti (anche perchè più appassionati) dei “critici” ufficiali. Ripeto spesso che viviamo nella patria dei pecoroni e del luogo comune, e perdipiù forse nel periodo più buio della sua storia (forse bestemmio, ma credo che solo gli anni di piombo, per altri versi, fossero altrettanto gravi, con la differenza che lì si sapeva che ne saremmo saltati fuori, mentre ora non si vede via d’uscita perchè il male non è rappresentato da un avversario esterno ma da una malattia incurabile che sta consumando il paese da decenni e che ora è in fase terminale). Ti chiedo, se puoi, di darmi qualche spunto in più – privatamente – sulla faccenda dei 200 blogger pecoroni. Ti ringrazio anticipatamente anche se non sarà possibile.

    1. La Rete spaventa quelli che si erano creati la loro nicchia, fatta di nepotismo e favori. Critici che recensivano in base ai soldini, e stroncavano i concorrenti. Per non parlare dei giornalisti, che campano usando i comunicati stampa e cercando il titolone…

  1. Siamo un problema, ecco cosa. Il sistema non funziona, noi lo facciamo muovere meglio e mettiamo a rischio tutto quel bel castello di carte che hanno costruito in questi anni…
    Ma non hanno speranze, nemmeno se pregano in una lingua sconosciuta!

    PS: viva la sincronicità! Pure io ho pubblicato un articolo a riguardo proprio oggi. 😉

    1. Credevano di tenere a freno gli italiani, supportati anche dal medioevo tecnologico in cui ci troviamo. Dai, che ci rimbocchiamo le maniche, apriamo le strade all’estero, e prepariamo un buon terreno anche per la next generation!
      P.S. Beh, nonostante io sia un po’ ballerino da mesi, io e te abbiamo ancora quell’empatia a distanza 😉
      P.S. 2 passo anche da te e ti aggiungo tra gli altri in lista

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