I vecchi Angra

Buffo come passa il tempo e ti ritrovi tra le mani cd che avevi quasi dimenticato. Poi capita che li metti in auto, e per alcuni giorni li rimetti su a rotazione. Così mi è capitato con Freedom Call e Fireworks degli Angra. La band, quando cambiò cantante, venne praticamente abbandonata dal sottoscritto. Ascoltato un paio di brani, il nuovo parco compositivo, non mi convinse per nulla, sembrandomi quasi una band power del tempo. Nulla di nuovo, niente più interesse.

La formazione che conobbi io

Eppure, quando ascoltai per la prima volta Holy Land con l’introduzione di Crossing, pezzo ispirato e composto su un brano di Giovanni Pierluigi da Palestrina, avevo puntato molto su questa band. Parti orchestrali, sonorità metal incisive e la voce carismatica di Andre Matos, rimpianto frontman che si dice abbia 5 diplomi al conservatorio. Certo, a Matos si poteva criticare il fatto che non riuscisse a ripetere i picchi raggiunti in sala, mettendosi nella fetta di cantanti da studio, però i dischi suonavano dannatamente bene. Strano che negli anni successivi, lontano dagli Angra abbia reso molto di più live. Cercate qualche video su YouTube, tipo quello in cui canta Hallowed Be Thy Name insieme ai Clairvoyants, cover band degli Iron Maiden.
Ed è quindi dal 2001, anno della scissione interna degli Angra, in cui se ne andarono oltre a Matos anche il bassista Louis Mariutti e il batterista Ricardo Confessori, che non seguivo un po’ le vicende degli Angra. Non ho avuto nemmeno voglia di ascoltare Shaman, primo lavoro di Matos e Mariutti dopo l’avventura Angra, per più di due volte. Qualcosa insomma di quell’ensemble musicale, fatto da ottimi musicisti, quell’alchimia che creavano tra loro, sembrava essersene andata.
Rimettere su i loro album però, mi ha fatto immensamente piacere, come vedere che mi ricordavo pure i testi.

Il primo album che comprai: Holy Land

Vi lascio con questo brano, uno dei miei preferiti, anche se incluso solamente in un mini ep, dal titolo Freedom Call, che raccoglie inediti, cover e riedizioni di loro brani.

10 commenti

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    • agiantis il Novembre 23, 2012 alle 9:23 am
    • Rispondi

    vecchio mio ne è passato del tempo! pure io l’ho riascoltato un paio di settimane fa, per caso visto che è partito un pezzo in random e poi mi sono riascoltato tutto il cd.
    bell’album, non c’è nulla di dire!
    anche shaman però non è male, anche se però alla lunga tende a stancare un pochetto…

    1. Dopo due ascolti, non mi ha detto nulla e l’ho rimesso dov’era.

  1. Ricordo ancora la cover di Wuthering Heights. Andrè Matos aveva una voce pazzesca, una purezza eccezionale.
    Un paio di anni fa sono andata a sentirlo all’Alcatraz insieme ai Clairvoyants. Posso dire che il cantante dei Clairvoyants , Gabriele, e’ stato meglio di lui? Cantava in modo cosi’ naturale, anche negli acuti sembrava non fare alcuno sforzo. Andrè Matos invece, ha messo su una 15 di chili e ha perso la voce. Tristezza infinita 🙁

    1. Matos era/è bravo in studio. Dal vivo se è in forma, canta bene con qualche tonalità più bassa, rispetto a quelle che usava con gli Angra. Ho visto anch’io qualche foto dov’è lievitato O.o

  2. A me non piacevano, e non piacciono, nonostante le indubbie doti di Matos, del quale ho ancora un autografo che gli chiesi al Gods del 99, forse perchè era la prima volta che avvicinavo un musicista che avevo sempre visto in foto sulle riviste specializzate. Fu gentilissimo, cosa che me lo rese ancora più simpatico…
    🙂

    1. Io passai un pomeriggio con Matos a Milano nel ’97, negli uffici della Lucrezia Records (ricordi?). È una persona molto semplice che non se la tira, forse perfino un filo timida. Capisce benissimo l’italiano e lo parla un po’, e non male. Nulla da dire, mi ha fatto davvero una buona impressione.

        • Fab il Novembre 23, 2012 alle 8:10 pm

        Ricordo entrambi gli eventi (c’ero anch’io! Bei tempi) e devo dire che mi sono piaciuti di più nel ’97 (ho fatto una pogata sulla cover di Painkiller che se la facessi ora morirei stecchito dopo tre secondi :D). Nel ’99 mi sono parsi inconsistenti e un po’ meccanici, sul palco. Forse le cose stavano già andando in vacca.
        Holy Land è un capolavoro inarrivabile, secondo me uno degli album (del ’96) che hanno preparato il terreno all’inarrivabile 1998, anno d’oro del classic/power metal.

        Comunque è vero che Matos ha perso smalto praticamente fin da subito. Ma bisogna dire che è davvero dura tenere quelle note lì. Il migliore dei “castrati” (come all’epoca venivano definiti i cantanti che puntavano tutto sulle note alte, alla LaBrie, contro gli screamer alla Barlow), senza dubbio.

        Degli Angra successivi trovo che sia un eccellente album Temple of Shadows. Ha molto in comune con Holy Land, almeno per varietà di stili e bontà delle composizioni.
        Shaman (o Shaaman) ce l’ho e non vale nulla. Da allora non ho mai più ascoltato nulla del Matos post Angra.
        E ormai i tempi sono cambiati, André appartiene al passato, come Kiske, come Gillan. Un bel passato, comunque, che si riascolta volentieri 🙂

      1. Ecco, hai parlato di Kiske e io mi rattristo di nostalgia 😀

      2. Certo che la ricordo… 🙂

      3. Caspio, era Lucretia 😀

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