Carver continua a rimanere per me, un supporto morale durante la scrittura. In questo utilissimo libro, che non è un vero saggio di scrittura, ma una raccolta di suoi pareri e consigli sullo scrivere, ho trovato emozioni, pensieri e opinioni che condivido.
Attraverso brevi frasi, estrapolate da sue lettere e interviste, l’autore ci descrive il suo modo di vedere quello che per lui era un mestiere ancora pieno di passione. Comprendiamo ancora meglio qual era il suo modus operandi, le cose che non sopportava, le difficoltà che incontrava e ciò che amava. Alcune le condivido in pieno, ritrovandomi nelle stesse situazioni.
La voglia di buttare giù in fretta il testo, prima che l’entusiasmo se ne vada e l’idea diventi fredda, è anche per me un difettoche ho ritrovato in Carver. Come lui, se lascio passare settimane sempre sulla prima stesura, l’attenzione si sposta su altro, e perdo interesse.
Invisibilità
Io mi annoio facilmente, e mi annoio a leggere una prosa che sia troppo contorta o barocca: non ho tanta pazienza, per quel genere di storie.. Per ciò nella mia scrittura, credo di aver sempre molta fretta di andare avanti con il racconto, tralasciando i movimenti superflui
Importante è anche il suo punto di vista sul linguaggio, che come già consigliava il suo maestro, John Gardner, non doveva essere elaborato e artificiale, ma nella naturale lingua dello scrittore.
Con Realismo
Uno scrittore dovrebbe sempre cercare di scrivere usando la lingua che parliamo.
Carver spesso parlava anche del suo desiderio di scrivere, di mettersi a sedere e buttare giù le sue storie. Questo è molto sentito da chi come me, deve svolgere un altro lavoro per vivere, e non può scrivere quando ne sente l’istinto. Molto spesso, l’autore lo sottolineava, e fu una manna dal cielo quando riuscì finalmente a ritirarsi da quelli che chiamava lavori da quattro soldi e scrivere.
Volontà
Non vedo l’ora di tornare alla mia scrivania e restarci per un po’. Ho un sacco di storie che voglio scrivere. Ho una voglia matta di piazzarmi nel mio studio e starmene tranquillo.
In definitiva un bel libro, molto lontano dai manuali di scrittura, ma sicuramente più utile, perché è come fare una chiacchierata con uno scrittore, piuttosto che ricevere una fredda e tecnica lezioncina da un professore. Lo consiglio sicuramente agli scrittori che amano scrivere, a quelli che lo fanno per passione e cercano la propria voce, invece di divenire sciatti cloni meccanici di altri autori. Siate onesti, siate veri!
7 commenti
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Essere onesti e veri, almeno ai primi tentativi quando ancora si tende ad imitare qualche modella, non è facile. Ma poi in effetti è l’unica strada.
Autore
Assolutamente, ed essere onesti nel linguaggio è la cosa migliore. Scrivere con spontaneità, sembra essere la parte più difficile per gli scrittori in erba.
sì, perchè se non si sta attenti si finisce per pescare sempre qualcosa dallo scrittore (o scrittori) preferiti, magari mettendo da parte le nostre personali risorse e peculiarità. E’ un po’ il rovescio della medaglia di aver visto tanti film e aver letto tanti libri: il rischio è quello di trovarsi a finire con le proprie ruote su profondi solchi lasciati da chi è passato su quella strada infinite volte, trascurando altre vie non battute. E’ un tema interessante, e francamente se mai dovessi affrontare un laboratorio di scrittura creativa (Dio me ne scampi) presenterei questo tema come cruciale.
Autore
Il laboratorio di scrittura creativa, veniva sconsigliato persino da Gardner, perché soffoca il talento e la spontaneità degli autori più dotati. Io, smetterei di scrivere piuttosto che iscrivermi a uno di quei corsi.
credo che siano fatti per gonfiare l’ego di chi li conduce. tra l’altro sono contraddizioni in termini, perchè un corso che ti spinge su determinati binari di creativo non credo possa dare molto. ma qui mi fermo per evitare polemiche.
Autore
Non so cosa possa uscire da un percorso indotto come quello di un corso. Spesso, per stessa ammissione di Gardner, i corsi erano tenuti da scrittori falliti e poco dotati.
Sì, anche io ho serissimi dubbi. A meno che non si prenda la cosa come una sorta di laboratorio senza pretese, a fini ludici, diciamo, e stop.