Due punti che apprezzo

Ho visto qualche giorno fa, una scansione di una pagina, presumo di giornale/rivista, condivisa da un mio contatto di Facebook. Niente di nuovo, per carità, eppure lo schema riportato era così rapido e ben confezionato che l’ho condivisa a mia volta. Ora per non dover chiedere mille permessi e magari aprire una discussione, visto che oggi sembrano essere tutti con i nervi a fior di pelle, non pubblicherò l’immagine, ma vi riassumerò brevemente i punti elencati. Non sono altro che 7 consigli di scrittura veloci di altrettanti autori. Sono quasi massime, frasi veloci e pronte all’uso, che come dicevano non dicono nulla di nuovo se vogliamo, ma che confermano che le regole non sono sempre necessarie, basta solo qualche idea e opinione da condividere o meno. Praticamente, dico il mio pensiero e se qualcuno è d’accordo, avrà solo una conferma che non sta sbagliando.

remington

Ebbene, tra questi 7 punti di cui parlavo, ce ne sono due in particolare che mi piacciono e che vi riporto.
“Se piove, piove: non c’è bisogno di scrivere che il cielo piange”, diceva George Simenon, il papà del commissario Maigret. E in effetti la pesantezza di certe frasi melodrammatiche è notevole. Parere mio.

simenon

“Taglia le parti che la gente salterebbe”, dice invece Elmore Leonard, che evidentemente, visti altri suoi consigli di scrittura trovati in rete, è un convinto sostenitore del minimalismo. E infatti nei suoi romanzi c’è molto spazio al dialogo, a scapito ovviamente di descrizione fisiche dei personaggi o degli ambienti. Il che non è male e non è così semplice come si possa credere. Sintetizzare in poche frasi ciò che fa da contorno ai dialoghi, dando comunque l’idea di cosa c’è intorno, non è semplice.

Elmore Leonard

E voi, avete qualche frase che vi ha colpito tra i consigli degli autori affermati?

8 commenti

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  1. Sono buoni consigli, specialmente l’invito a limitare il melodramma. Che può anche starci, ma solo quando serve (Vergnani docet!)

    1. E la schiettezza sembra pagare

  2. e ci potevi ben linkare la fonte! 🙂 io mica la vedo. 😀
    comunque non lo so,
    a me piace
    “scrivi, non rompermi i coglioni dicendomi come si fa”
    ma non mi ricordo di chi sia la citazione
    boh…
    comunque sì, i consigli sono simpatici, a volte molto veri

    1. La gente si arrabbia se usi le loro foto senza chiedere “Posso?” e hanno ragione. Pigrizia mia che non mi andava di aspettare un paio di settimane per un “Sì, dai, puoi…”
      Sono d’accordo con te sulla tua massima. Queste mi sembravano carine e in linea con quello che penso anch’io. Tipo se trovo qualcuno che dice che il risotto ai frutti di mare è un piatto divino, non posso che condividere il suo pensiero 😀

    • claudio il Aprile 14, 2013 alle 11:08 am
    • Rispondi

    ohi, vedo ora che Alessandro mi cita. Molte grazie. Sì i due punti mi trovano d’accordo, anche perchè le metafore, almeno quelle drammatiche, sono ormai state usate tutte e sanno di stantio. Viceversa, secondo me, se la frase e l’intento sono ironici, nel caso che diceva Simenon, ci può stare un: Pioveva così forte che sembrava che tutti gli dei dell’Olimpo avessero deciso di pisciarci in testa, sgrullone finale compreso. Una cosa così, magari migliore.

    1. L’intento ironico fa infatti apprezzare di più una metafora simil-drammatica, c’è poco da fare. Sennò fa ridere e basta, involontariamente.

  3. Li condivido entrambi, soprattutto il primo. Odio il melodramma a tutti i costi, mi fa ridere quando non dovrebbe succedere. Mi sorprende ancora il fatto che ci sia gente capace di scrivere certe cose restando seria. Poveracci.

    1. C’è gente che apprezza invece, fidati. A me sembrano dei patchwork di altri autori, di vecchi libri.

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