Ah, sì? E cos’hai scritto?

Situazioni ricorrenti: qualcuno scopre che scribacchiate qualcosa. A quel punto scattano domande e dialoghi in cui dovete riuscire a uscirne in fretta e nel modo più liscio possibile.
Al che qualcuno viene a sapere che avete scritto qualcosa e/o pubblicato, la prima domanda è:

«Ah, sì? E cos’hai scritto?»

riserva

Domanda lecita e normalissima, direte voi, no? A quel punto cosa si può rispondere?
Sembra facile, e rispondete con:

  • Un romanzo
  • Una serie di racconti
  • Nulla di che, qualcosa sul web

Credete che sia finita, quando in realtà il vostro interlocutore non ha capito una mazza perché non gli avete dato abbastanza indizi.

  • Ditegli il titolo del romanzo
  • Ditegli se i racconti sono su un’antologia (con il nome) o se sul vostro HD per diletto
  • Spiegategli che li avete pubblicati in ebook autoprodotti

Eh no, non ve la cavate così. Se anche ora non demordono e insistono, arriverà la domanda più imbarazzante che vi possano rivolgere in Italia. Perché dico Italia? Ve lo spiego dopo le domande.

  • Ma che tipo?
  • Ma quale genere?
  • Un romanzo storico? Un’autobiografia?
  • Un libro come XXX (al posto delle X mettete il nome di un autore da tavolone centrale)

Dialogo

L’imbarazzo della domanda, viene dal fatto che esistono mille etichette qui in Italia, nessuna o quasi nessuna corrisponde al genere esatto, o almeno non sono sufficientemente chiare o esaustive per soddisfare la curiosità di chi avete di fronte.
Potete per dire, com’è capitato a me, di rispondere fantastico. A quel punto dovrete specificare che per fantastico non intendete maghi, elfi e guerrieri in armatura, pena essere guardati come dei dementi che a 40 anni scrivono favole1.
Provate a specificare, iniziando a incartarvi, cercando magari di fare qualche esempio con autori che non conoscono, sì, perché voi non scrivete un genere definito e magari vi stanno strette le etichette. Fantastico sarebbe perfetto, eppure non potete usarlo. Allorché azzardate horror, e peggiorate la situazione, finché non vi arrendete e dite thriller, ché alla fine si risolve sempre tutto. Tanto il libro non lo leggeranno mai2.





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1 Sì, dai, lo sapete che loro le considerano favole.

2 Evito di citareanche altre situazioni, tipo quella in cui pensano che siete diventanti improvvisamente ricchi. O pazzi.

4 commenti

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    • vincenzolicausi il Giugno 16, 2013 alle 10:52 am
    • Rispondi

    Si, tutto bellissimo, ma cosa hai hai scritto? 😉

    1. Io stesso devo ancora capirlo 😀

  1. Mai abbassare la guardia, o può andare male! Thriller va anche bene, tanto vuol dire tutto e niente, ma se commetti un errore con la persona sbagliata l’etichetta del “contafavole” non te la toglie nessuno!

    1. A volte mi sembra un labirinto. Mi hanno chiesto perfino: “Cosa scrivi, poesie?”
      Che può sembrare poco, ma dopo devi rispondere che scrivi altro e non ne esci più.

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