Ci stiamo giusto avvicinando al Giorno dei Morti, festività che noi celebriamo visitando la tomba dei nostri defunti. Un giorno che in Italia non è segnato in rosso sul calendario*, per cui non viene quasi mai celebrato nel giorno esatto, ma con qualche giornata di anticipo o di ritardo.
Il culto dei morti è molto diverso invece in America Latina, specialmente in Messico e Brasile.
In Messico poi, c’è la tradizione di festeggiare El Día de los Muertos confezionando dolcetti a forma di teschio, fatti di zucchero di canna e adornati con coloranti, chiamati Calaveras (Teschi), su cui viene anche apposto il nome del defunto.
E per giorni, i messicani festeggiano i loro morti, ricordandoli ed esorcizzando la morte stessa con canti, balli, banchetti e ovviamente bevande alcoliche e non. Un punto di vista estremamente diverso dal nostro, ma che in fin dei conti non mi dispiace.
Negli anni, queste Calaveras sono entrate anche nel nostro quotidiano, finendo su t-shirt, accendini (io ne vedo e vendo di diversi tipi) e soprattutto in tatuaggi. Io stesso ho scritto una novella chiamata Calavera, che potete trovare gratuitamente su questo blog, precisamente QUI. Oddio, la copertina poteva riuscirmi meglio, vista la passione che ho per questa tradizione, ma sono davvero troppi anni che non mi cimento dignitosamente con il disegno. Sorry, spero che il racconto almeno vi piaccia.
* Mio padre ha sempre protestato dicendo:
“Perché è giorno di festa quello dei santi e non quello dei morti? Chi li conosce questi santi? Io voglio ricordare i miei morti! Quelli li conoscevo!”
4 commenti
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Tuo padre non ha tutti i torti,
Vorrei vederla una feste del genere in America Latina, deve essere qualcosa di incredibile 😀
Autore
Anche io preferirei una festa al momento della mia morte. Cosa sono tutti quei musi lunghi? Io vado a riscuotere un ipotetico premio, no?
Sottoscrivo in pieno Vecchio! Festeggiare i vivi prima dei morti, ok, ma i defunti almeno prima dei santi…
Autore
La saggezza di mio padre è disarmante a volte 😀 Poi ha anche un paio di frasi degne di Milton, di cui prima o poi parlerò qui.