Non c’è nessuna guerra

Sono settimane che penso a quando e come scrivere questo post. Poi ieri arriva un ottimo articolo di Alex, che potete leggere QUI, e mi vien voglia di dire la mia. Lo so che per alcuni questa di voler dire la propria opinione è segno di sup… e va beh, ci siamo capiti, ma credo sia meglio dire quello che si pensa che condividere foto sceme su FB. A volte.

Guerre? Ma per piacere...

Guerre? Ma per piacere…

Ebbene, parto subito a illustrarvi l’argomento: editoria tradizionale vs self publishing.
E faccio pure una premessa: a me stanno bene entrambe, come mi sta bene un libro digitale e uno di carta. Il motivo è che a me piace leggere e scrivere, quindi uso per le due attività quella che mi è più congeniale. Intendo dire che se un libro lo trovo di carta nel momento giusto, lo compro così, se invece lo trovo solo digitale e pronto all’uso, prendo quello. Non mi sembra niente di difficile né di trascendentale.
Questo concetto si può benissimo applicare alla scrittura. Ho un romanzo pronto. Lo hanno letto i beta readers, l’ho revisionato, e ora? Devo decidere in quale veste farlo uscire. Esempio chiaro è quello di Ignizione e la trilogia di cui fa parte, che ritenevo non fosse adatto a uscire a spezzoni in diversi anni, ma in breve tempo. Quindi il S.P. era il mezzo più rapido per fare ciò.

A parte che sta usando un tablet e non e-reader, è così difficile concepire questa immagine?

A parte che sta usando un tablet e non e-reader, è così difficile concepire questa immagine?

Addentrandomi nelle meccaniche di questo mondo editoriale del futuro, ho notato però un malcostume da parte di chi sta saldamente ancorato dalla parte opposta della barricata. Gran parte degli editori tradizionali spende più tempo a insultare e denigrare questa realtà, che a preoccuparsi di quello che effettivamente fanno uscire loro. Ciò non fa loro onore e non me li rende molto simpatici, ma per un principio basilare che ti insegnano quando ti metti nel mondo del commercio.
Mi hanno insegnato fin da subito, ai corsi di marketing e di agenti di commercio, che non si deve mai parlare male della concorrenza. È controproducente. Mi hanno insegnato invece a cercare di annichilire la concorrenza lealmente, con offerte migliori e professionalità. E vi posso garantire che è vero.

Memorizzate questo volto. Ne torneremo a parlare presto.

Memorizzate questo volto. Ne torneremo a parlare presto.

L’editoria tradizionale, al pari di quella indipendente, fa uscire buoni prodotti ma anche tante cose criticabili. Per questo nessuno può definirsi meglio dell’altro.
Cosa fa la differenza tra un prodotto buono e uno pessimo? La professionalità riposta nel processo che porta dalla prima stesura alla pubblicazione. E i punti sono più o meno questi:

  • Refusi: sono presenti sia nella tradizionale che in quella indipendente
  • Copertine: ci sono autori indipendenti che le curano e altri no. Lo stesso gli editori tradizionali.
  • Editing: per me è un processo che non va sottovalutato, però molti indipendenti lo fanno e pure gli editori classici. Ho letto cose…
  • Qualità della storia: dai, ragazzi, ci sono cloni su cloni anche negli scaffali delle librerie. Questa settimana ho pure visto il mix tra Harry Potter e il peggio del filone Twilight, ed è uscito per una BIG.
  • Contatto con il pubblico: nel bene o nel male, sono più umani gli indipendenti. Quasi sempre, badate bene. Mentre i grandi, spesso si negano. (parlo dell’Italia, purtroppo)
  • Pubblicità: gli editori BIG la fanno a chi pare loro. Gli indipendenti esagerano a volte, come esagerano quelli pubblicati dalle case medio/piccole. Basterebbe investire di più su una buona rete marketing, piuttosto che trasformarsi in venditori porta a porta.
  • Diffusione: la vincono i BIG per il pubblico generalista, ma la perdono le medio/piccole. Molte si ostinano a non usare come si deve gli shop on line o a non sfruttare come si deve il mondo digitale. In questo è preferibile essere indipendente, grazie ai colossi come Amazon che ti danno diffusione immediata ovunque sia l’acquirente.

Detto ciò, a mio parere non esiste nessuna guerra, né tra editoria classica e indipendenti, né tra carta e digitale. C’è solo un mucchio di persone che voglion fare chiacchiere inutili e sentono minata la loro posizione, e altre invece che vogliono leggere e scrivere. Fine.

4 commenti

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  1. Le guerre le scatenano coloro che hanno convenienza a farlo.
    E in questo caso la convenienza sta quasi tutta da una parte sola.

    Io, da autoprodotto, me ne frego alquanto dell’editoria classica.
    So distinguere i buoni operatori di settori da quelli pessimi, non faccio di tutta l’erba un fascio.

    Dall’altra parte non tutti ci garantiscono lo stesso trattamento.
    Chiediamoci il perché…

    1. Sembra anche a me che la parte che ha convenienza e rompa più i coglioni, sia sbilanciata da una parte.

      Non mi sembra né professionale né etico, anzi, piuttosto puerile.

    • dinogargano il Ottobre 23, 2013 alle 3:41 pm
    • Rispondi

    Se vuoi acchiappare i lettori vecchiotti come me è indubbio che il classico libro cartaceo funziona meglio , a meno di puntare a chi trappola nel web come il sottoscritto , per.i giovani il discorso target cambia , quei pochi che leggono …non conosco appieno i meccanismi del mercato editoriale e quindi non posso dare.un’opinione , io leggo adesso sicuramentedi più sul kindle che in carta , a parte documentazione professionale .

    1. Per me basterebbe lasciare che sia il lettore a decidere, ed essere più professionali nel proprio mestiere.

      La cosa che preme a me è leggere, e leggere bene,

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