Il cinema italiano arranca. Il cinema italiano è morto. Il cinema italiano non vale nulla. Queste sono considerazioni che valgono per il 90% della nostra produzione attuale, fatta qualche eccezione. Queste eccezioni hanno, almeno per me, pochi nomi. Ne indico due a me molto cari: Virzì e Avati.
Ed è proprio di Virzì questo nuovo film, che spero abbia un po’ di eco nelle valli desolate delle commedie da due soldi e dai filmetti fatti con attori che bisbigliano.
Trama
Brianza. Un cameriere, finito il turno di lavoro, viene urtato da un Suv mentre torna a casa in bicicletta. La polizia inizia a indagare, arrivando a Massimiliano, figlio di un facoltoso uomo di affari, Giovanni Bernaschi. Chi ha investito realmente il ciclista? Nella risoluzione del caso, si intrecciano le vite delle famiglie Bernaschi e Ossola, quest’ultima rappresentata da Dino, il padre della ragazza di Massimiliano, che ha investito in azioni di Bernaschi.
Considerazioni
Virzì, che ha riportato dignità nella commedia italiana sfornando capolavori come Ovosodo, ha sempre saputo mescolare dramma a toni più leggeri, mixando ironia a strizzare al cuore. Lo stesso Ovosodo faceva ridere in alcuni punti e commuovere in altri. Se non avete visto pellicole come La Prima Cosa Bella o Tutti i Santi Giorni, recuperatele e riprenderete un po’ di fiducia nelle produzioni nostrane.
Questa volta, Virzì aggiunge un ingrediente nuovo: il thriller. Da diversi punti di vista, rivediamo la ricostruzione delle ore precedenti all’incidente, fino a ciò che accade dopo. Le stesse scene viste da angolazioni differenti, ci porteranno a fare congetture, a supporre chi fosse alla guida del Suv in realtà, e scopriremo qualcosa di più sui segreti delle due famiglie.
Non posso che consigliarvi questo nuovo, incoraggiante lavoro del regista toscano, e di annotarvi il suo nome se finora lo avevate ignorato.
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