Devil’s Knot (recensione)

Per i titolatori italiani la frase “Fino a prova contraria” deve avere un fascino irresistibile, talmente attraente deve essere che l’appioppano a un film appena possono. Accadde già nel 1999 con True Crime di Eastwood, ribattezzato per l’occasione “Fino a prova contraria, per l’appunto. Ora, si decide di lasciare il titolo originale “Devil’s Knot” ma di aggiungerci “Fino a blablabla” per chissà quale ragione.

Locandina

Locandina

Trama

Nel 1993, tre ragazzini scompaiono e vengono ritrovati morti nel fiume del paese. Gli investigatori arrivano ad arrestare tre giovani del posto, due dei quali accusati di essere membri di una setta satanica. Un detective privato però è convinto della loro innocenza.

I 3 bambini vanno incontro alla loro fine

I 3 bambini vanno incontro alla loro fine

Considerazioni

Se posso me ne sto alla larga dai film “tratto da una storia vera” e questo lo sapete bene. Questa volta, ho voluto dare una chance a questa pellicola perché toccava anche la tematica del pregiudizio verso una tipologia di adolescente che ricalca molto quello che ero io, satanismo e wicca a parte. I due principali indiziati vengono arrestati in base al fatto che ascoltassero musica metal e si vestissero di nero, cosa che in effetti negli anni ’90 era ancora considerato come un atteggiamento da evitare e correggere. A dirla tutta, anche oggi la musica è cambiata di poco, non fosse per qualche band commerciale che ha sdoganato il metal portando in scena quella che è una caricatura fatta a tavolino, più che musica appartenente alla corrente e fatta con i dovuti crismi.

Prima di arrestare un maggiordomo, si cerca un metallaro, in caso di omicidio (che poi di questi 3 parliamone...)

Prima di arrestare un maggiordomo, si cerca un metallaro, in caso di omicidio (che poi di questi 3 parliamone…)

Ma tornando al film, mi aspettavo molto di più. 114 minuti, buone premesse, Colin Firth nel cast e una probabile buona storia, si risolvono in nulla. Ci sono problemi strutturali, problemi che lasciano vuoti avvertibili, e non perché sono buchi nella storia vera, sono buchi nella realizzazione del film. Questo Devil’s Knot parte bene e poi si siede, perdendosi e dilungandosi magari in scene superflue in tribunale, senza andare a coprire avvenimenti più importanti e che vengono solo riportati.

Alla fine rimane un senso di nulla, come se ci si aspettasse di aver visto una versione tagliata male del progetto originale. Peccato.

 

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