Mia la cucina, mie le regole

Alla fine ci vuole pure un post come questo, che coincide in questi giorni con il periodo in cui c’è più fermento nel mondo della cucina. Tra fiere e premi assegnati, c’è in giro la voglia di lanciare nuovi cuochi e nuovi ristoranti, anche se questi, stranamente, sono sempre consigliati da altri cuochi e altri ristoranti.

cucina

Una grande cucina, con i cuochi in divisa, tutti in fila

Ma si sa, la politica italiana di cui ci lamentiamo è solo lo specchio di tutto il resto del paese. Lì seduti ci sono i vecchi, che passano lo scettro ai loro discepoli, ma da dietro guardano e sorvegliano.
Io ho maturato una scelta in questi anni, ed è che voglio cucinare quello che mi piace mangiare. Lo so, ho gusti particolari, non digerisco tutto e ho problemi di intolleranza, soprattutto con i cibi precotti e surgelati e quindi quelli confezionati. Sì, la confezione è invitante, invitante quanto i bei piatti che vediamo al banco rosticceria, ma se posso andare in una trattoria di paese lo preferisco, ancora meglio se devo mangiare a casa di qualche massaia.

Non sarà forse bello da vedere come quello dei ristoranti, ma buon è buono

Non sarà forse bello da vedere come quello dei ristoranti, ma buon è buono

Capisco che facendo così non tutti mangeranno quello che cucino, soprattutto non sapranno nemmeno che esistono i miei piatti. Si fa quel che si può, insomma. Però, davvero, ci tengo a dire alcune cose, specialmente a chi mi conosce, chi mi conoscerà e chi mi segue e seguirà:

  • Non mi interessa lavorare per Chez Blablabla
  • Non ho interesse a mandare le mie ricette a Chez Blablabla
  • Cucino per me, ma anche perché la gente mangi i miei piatti
  • I posti a sedere sono pochi, è vero, però si stanno aggiungendo sempre più coperti
  • Di medaglie ai miei piatti non me n’è mai fregato nulla né mi fregherà in futuro
  • Io sono un cuoco, non un Chef. Faccio da mangiare, non costruisco cibi per la grande distribuzione
  • Non conosco Chef che mi diano spinte per entrare dai Chez Blablabla e non mi interessa
  • Se mi è possibile, prendo le distanze dagli Chef e mi dichiaro cuoco
  • Per confermare la dichiarazione precedente, mi allontanerò sempre di più dall’ambiente, senza traumi, visto che ci ho messo dentro un piede e l’ho ritratto subito.
  • Ammetto però che se un grande ristorante estero mi contattasse per le mie ricette e mi pagasse in anticipo una bella somma, potrei collaborare volentieri. Se ci facessero pure una trasmissione, non mi tirerei indietro. Questo perché anche i cuochi in paesi come gli USA hanno una dignità e possono vivere cucinando piatti buoni senza che siano sofisticati o infiocchettati.
  • Ammetto che se la scena della cucina italiana cambiasse radicalmente, potrei rivedere la mia posizione. Dati gli ultimi risultati, credo che stia peggiorando. Ci sono persino vecchi Chef che si lamentano di quelli nuovi e del loro tipo di cucina, quando sono stati loro a spingerli. Una cosa davvero curiosa.

Credo di aver detto tutto. D’ora in poi, quando mi chiederanno qualcosa, specificherò che sono solo un cuoco con le sue ricette personali, e che i miei piatti non si possono mangiare nelle catene di ristoranti, all’autogrill, nei fast food e nemmeno nei Chez Blablabla.
In fondo, facendo così, mia la cucina, mie le regole.

2 commenti

    • Screetch il Maggio 13, 2014 alle 5:39 pm
    • Rispondi

    Bella metafora (che è un piatto tipico della Val Sugana, per intenderci 😉 )

    1. E si adatta a più cose. Un piatto eclettico, insomma 😀

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