Un mese fa, stavo facendo il classico trasloco che mi colpisce ogni anno o quasi. Era mattino. Avendo dormito nella casa che stavamo liberando, ma essendo rimasti senza cucina, già smontata il giorno prima, siamo andati al bar vicino casa per fare colazione. Io do ragione a chi dice che la colazione è il pasto più importante del giorno, e senza quella io non riesco a partire.
Non eravamo vestiti male, non eravamo semplicemente eleganti. Io avevo un paio di militari corti, le Converse All Star di qualche anno – che avevo già comprato con l’effetto invecchiato, presente? – una t-shirt senza maniche e la barba di qualche giorno. Mia moglie una t-shirt nera e un paio di pantaloncini comodi.
Entriamo al bar, che ripeto, è quello vicino a casa dove siamo andati per quasi due anni occasionalmente, e diamo il buongiorno. Ci guardano appena e non rispondono. Quando andiamo al bancone, ci servono, senza sorrisi, in modo sbrigativo. Con gli altri clienti, invece sorrisi e saluti. Non ci voleva un genio nel capire che vestiti com’eravamo, davamo l’impressione di due poveracci, e forse temevano pure che non avremmo pagato il conto.
Invece, come ho sempre fatto, quando abbiamo finito abbiamo preso i piattini e le tazzine e siamo andati al bancone a portarle. Poi abbiamo pagato i nostri 4€.
La cosa divertente è stata la scena di una delle bariste che si è resa conto che una tizia, invece, è uscita senza pagare. Ben vestita ha sbafato la colazione e se n’è andata.
Voglio dire, sembrerò uno straccione, ma io sono uno dei pochi che ti riporta i piattini e saluta quando entra e quando esce, e se non ho soldi, io non entro.
8 commenti
Vai al modulo dei commenti
Assurdo.
Autore
Vero? Che tristezza, però…
Durante la mia gioventù mal spesa, ho vagato un po’ per l’Italia in motocicletta.
Si partiva in due, ci si sparava 500/600 chilometri, si andavano a vedere posti che non avevamo mai visto, spesso approfittando di motoraduni o altre celebrazioni.
In un paio di occasionic i capitò di doverci fermare per la notte in motel sull’autostrada – pioveva, eravamo stanchi, non volevamo rischiare la pelle.
Bah, ci rifiutavano le stanze.
Due tizi in tuta Bellstaff, con alcune centinaia di km sul groppone, magari bagnati fradici, spettinati, che arrivano in moto nel cuore della notte…
Ci rifiutavano la stanza.
Cortesemente.
Mi dispiace, non ci sono stanze libere.
Io lo adoro, questo paese.
Autore
Io ho un aneddoto in tema, che non ho inserito nel post per non allungarlo, ma che qui, insieme al tuo commento, dà un altro esempio. Bologna, intorno al 2000. Io e Il Compare dovevamo cenare, dopo un pomeriggio di acquisti in un negozio specializzato in giochi di ruolo di importazione. Ci fermiamo sotto ai portici, entriamo in un ristorante e chiediamo un tavolo per due. Eravamo in cappotto nero, pantaloni neri, sciarpa nera ma… io avevo i capelli lunghi a metà schiena e gli anelli ai lobi e lui non ricordo. Il cameriere ci guarda smarrito, chiama il capo e quello ci dice che non c’erano tavoli disponibili. Il locale era quasi vuoto. Erano le 20 di sera.
Era l’epoca in cui stavo bene anch’io, economicamente, e quando io e lui andavamo a cena, aprivamo tranquillamente una bottiglia da 50 euro, per dare un metro di giudizio. Peccato, i nostri soldi li abbiamo spesi altrove. E non pochi.
Ricordo. Avevo i capelli lunghi pure io. Il ristorante era un “raffinato” locale del centro. Che tristezza…
Autore
Sì, anche perché i soldi che avremmo portato erano buoni, e di sicuro eravamo più educati di tanti altri clienti.
Il tuo racconto mi riporta alla memoria la scena della metropolitana a milano, dopo il concerto dei guardian se non ricordo male, era ancora il vecchio millennio, “scusi…ha 5.000 lire?!” ANCORA oggi rido quando ci penso!
Autore
La frase esatta era: “Ha da cambiare 5.000 lire, per cortesia?”
E la cosa è ancora peggio…