Saga (recensione)

In fumetteria mi hanno presentato questo fumetto come una delle migliori uscite degli ultimi anni, ma per un po’ di tempo ho continuato a chiedermi il perché di tanto scalpore. Il primo numero mi è piaciuto, ma mi ci sono voluti il secondo e il terzo per convincermi che SAGA fosse veramente una storia che mi andava di seguire.

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La trama in breve è la seguente.

ATTENZIONE: SPOILER

Lo sfondo è una guerra intergalattica tra la popolazione di Landfall e quella della luna di Wreath: protagonista è una coppia mista, Alana e Marko, due ex soldati disertori la cui fuga viene ulteriormente complicata dalla nascita della loro bambina. Mentre loro lottano sia per la sopravvivenza sia per affrontare le complicazioni della loro nuova famiglia, si intrecciano le storie degli assassini mandati ad inseguirli e del Principe Robot IV incaricato di indagare sul passato della coppia.

I protagonisti sono piacevoli, imperfetti e reali: tanto reali da avere perfino dei gusti letterari e da coinvolgere il lettore con la loro storia familiare. È bello che la narrazione di SAGA non sia per niente superficiale: non manca la poesia, non siamo semplicemente davanti ad una saga fantascientifica, e sopravvivere conta almeno quanto il classico e intramontabile “trovare il loro posto nel mondo”. Ed è interessante vedere i personaggi combattere a colpi di pistola laser per poi interrogarsi sulla necessità di trovare un lavoro o usare un romanzo rosa come arma di propaganda pacifista.

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Uno dei dettagli che mi lasciavano perplessa all’inizio era quello delle improvvisate: strizzatine d’occhio, battute o immagini che sembravano piazzate semplicemente per  stupire, per accattivarsi il pubblico, o addirittura solo per ostentare un linguaggio un po’ sboccato o fastidioso. (E di solito non mi piace trovarlo in un fumetto, perché lo fa invece suonare molto infantile, se non semplicemente stupido.)
Sapete a cosa mi riferisco, no? Frasi o immagini che sembrano messe lì solo per il gusto di poter scandalizzare lo sprovveduto lettore “che non se l’aspettava”.
Per esempio, il fatto che le prime parole con cui inizia l’intera storia siano, testualmente: “Sto cagando?”
In realtà non succede poi troppo spesso, e dopotutto non c’è fumetto che non usi qualche piccola o grande improvvisata ogni tanto. Tra queste, quelle che mi erano sembrate completamente gratuite erano due:

  • il gigante di nome Fard e il suo –purtroppo- indimenticabile scroto che domina la scena per qualche pagina. (L’immagine ve la risparmio)
  • il principe Robot IV e il suo momento di “siete sintonizzati sul canale a pagamento”.

Col terzo numero ho scoperto che sulla seconda mi sbagliavo: c’è un motivo per ciò che Robot IV sta vedendo sul suo schermo in quel momento, e riuscire a dare una spiegazione anche a scene che a prima vista sembravano disegnate solo per il gusto del kitsch è una gran cosa[1].

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Tutti i personaggi sono interessanti, ma SAGA dà largo spazio anche agli antagonisti. Sono antagonisti per i quali fai il tifo e ti preoccupi, come il Principe Robot IV, classico soldato nobile e ligio al dovere e alle regole, a cui però non mancano i dubbi morali sempre più crescenti e una moglie incinta dalla quale ti trovi a sperare fortemente che riesca a tornare.
Oppure il secondo “antagonista” e un altro dei personaggi più accattivanti della storia: Il Volere.
Su di lui spendo più di due parole: ci sarebbe molto da dire su ognuno dei personaggi, ma sceglierò lui come esempio generale. Mi ci sono affezionata in fretta: è una figura di tutto rispetto, un freelancer (leggasi sicario) temuto in tutta la galassia e, in breve, su carta dà l’impressione di essere un personaggio figo.
Solo che… Ci vogliono tre numeri per farti notare all’improvviso che il personaggio che avresti etichettato come il badass della situazione, non ha assolutamente nessun momento di gloria.
Da una figura del genere, in un fumetto, ci si aspetta semplicemente che spacchi culi senza troppe pretese, e forse anche in modo fin troppo prevedibile. Invece lui sembra una leggenda in declino, ed è molto interessante vederlo sotto quest’ottica. A fatica lo si classifica tra gli antagonisti: Il Volere, alla nostra famigliola fuggitiva, non ci si è ancora nemmeno avvicinato, anzi, i contatti che hanno sono quasi del tutto accidentali.
Più che a recuperare i fuggitivi o compiere azioni spettacolari, Il Volere sembra impegnato molto umanamente a rimpiangere la sua ex e a pensare di ritirarsi dal giro. Ogni impresa in cui tenta di imbarcarsi gli si rivolta contro, se qualcosa può andare male va molto male, e deve quasi sempre rassegnarsi a fare affidamento sull’aiuto di qualcuno per uscirne.
Forse è proprio per questo che diventa un personaggio piacevole, che non vorresti assolutamente vedere sparire. Non solo per essere un anti-eroe, ma per essere un anti-eroe umanissimo e sfortunato, conservando un alone di epicità. Anche quando ce lo ritroviamo sanguinante sul pavimento, e succederà più di una volta.

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Nel complesso, tre numeri pubblicati e la storia è ancora piacevole da leggere e coinvolge: è uscito di recente il quarto, su cui devo ancora mettere le mani. L’unico dubbio è quale direzione prenderà ora la trama, visto che il terzo capitolo si chiude con un balzo temporale piuttosto lungo, lasciando più di una faccenda in sospeso. Aspetto di procurarmi il prossimo volume per vedere come avranno intenzione di riallacciare tutti i fili.

 

 

 

 

 

 

 

[1]          Lo scroto no, invece. Quello, presumibilmente, è solo uno scroto.

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