L’esposizione nell’era del Web

Dopo l’ennesimo episodio di trollaggio ai danni di un artista in Rete, mi sono posto ancora una volta la domanda se valesse o meno la pena di essere personaggi pubblici nell’era di Internet. Non parlo di me, per carità, ma di quegli autori (ma anche musicisti, registi, attori, ecc…) che oggi come oggi si ritrovano al centro di polemiche che spesso degenerano in insulti personali.

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Beh, è vero che il prezzo da pagare per essere famosi (e ricchi, non dimentichiamoci che c’è anche il fattore economico) è anche questo, ma se una volta potevi al massimo ricevere qualche lettera di insulti che appallottolavi dopo due righe, oggi le discussioni rimbalzano, i commenti crescono esponenzialmente e ti ritrovi al centro di una pioggia di fango in cui possono finire in mezzo anche i familiari o gli amici.

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O se ti va davvero male, qualche folle potrebbe decidere di farti fare la fine di John Lennon[1]. Ma se ai tempi di Lennon dovevano aspettare una tua uscita in pubblico, adesso è più facile rintracciarti e venire direttamente a casa tua.
Siamo in un’era che sta costringendo gli artisti a diventare icone, la cui immagine è più importante perfino del prodotto che vendono. Non a caso, gli scrittori di oggi[2] vengono scelti per il pubblico che hanno, per i fan che si sono creati da soli. Quanti copie mi fai vendere con il pubblico che hai già? E quindi si pensa prima a scrivere la storia del cesso di un artista che valutare il suo talento.

 

Hai 25000 fan sui social? Hai venduto 5000 copie del tuo ebook autoprodotto?[3] Come sei di aspetto?

Ecco, le risposte a queste domande sono i requisiti per entrare nel club, ma allo stesso tempo, ti dicono chiaro e tondo che ti devi esporre.
Ma esporsi così equivale anche nello scegliere se farsi crescere due belle spalle robuste per resistere a insulti, minacce ma anche a fan alla Annie Wilkes, o prepararsi a piangere e finire in depressione.

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Quello che mi chiedo è se ci sarà o meno un’evoluzione, presto o tardi, perché esistono sì persone egocentriche e narcisiste a tal punto che godono nella fama e la visibilità, ma ci sono anche artisti che vorrebbero solo fare il proprio lavoro, incassare l’assegno e avere una vita privata. Per ora, anche chi ha provato a usare uno pseudonimo e rimanere nell’anonimato – e parlo di autori famosi – ha dovuto cedere e rivelare che dietro a quel nome c’erano loro.

[1] O come è successo alla ragazza del Talent Show la scorsa settimana.

[2] In Italia è così, magari va nello stesso modo anche all’estero, ma qui è l’unico modus operandi

[3] Nota bene che follower e vendite sono spesso falsate tramite agenzie acquisti. Lo sappiamo, vero?

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