Fantasmi da Marte

Carpenter. Questo nome fa parte della mia infanzia, grazie soprattutto a 1997:Fuga da New York. Jena Pliskenn mi guardava da un poster appeso in camera di mia sorella, quando zampettavo ancora incerto su gambette cicciotte. Per questo quando sento il nome di un film del buon John, non mi tiro indietro e mi ci ficco a capofitto.

Qualcosa mi è scappato ogni tanto, ma poi l’ho recuperato. Di Carpenter mi è sempre piaciuta una cosa, che in questo film ho ritrovato: il prodotto è sempre un 100% Carpenter. Suo lo scritto, anche se in collaborazione con un altro, sue le musiche, suo tutto. Insomma, è Carpenter ha un marchio suo e non fa come Ridley Scott che da un film all’altro  passa dall’ottimo alla porcata. Un Carpenter è sempre un Carpenter, nel bene o nel male.

Locandina

Bene, partiamo subito dall’inizio, in cui si vede forse uno degli elementi che rende fiacco questo film. La scenografia, chiaramente fatta in studio, è artificiosa. Sa di plastica e di studios, per nulla di Marte e non ricorda nemmeno vagamente l’Antartide della Cosa o la NewYork di Plinskenn. Per cui ci si trova davanti alla sospensione della credulità. Peccato.

Le musiche di John ci calano nell’atmosfera, con i suoi bassi e le tastiere tipiche, mentre ascoltiamo il racconto dell’unica sopravvissuta di un convoglio che doveva andare a prendere un prigioniero per trasferirlo. La testimone, un sergente della polizia, interpretato da Natasha Henstridge, ci racconta attraverso un flashback gli eventi.

Ci introduce al cast già in viaggio su un treno marziano, tra cui figura Pam Grier (Jackie Brown), Jason Statham e Clea DuVall, per parlare dei riconoscibili. C’è anche un mezzo ruolo per l’ex nerd Robert Carradine, autista del treno. E qui si va di infodump in maniera quasi indecorosa. Sarà che io storco il naso quando li sento, ma buttati lì sono forzati. Pam, che è il capo della squadra, spiega la missione a Natasha mentre lei si è appena fatta una pillola non si sa di quale droga. Ma dico, la missione gliela spieghi prima di arrivare? E solo a lei? Va bene, tralasciamo.

Il gruppetto, che conta anche altri membri di cui intuiamo già l’utilità, ossia carne da macello, arriva nel paese, abitato più che altro da minatori e da puttane, come ci informa con finezza Natasha mentre camminano per la piazza deserta. Ciò per farci notare che non c’è un cane…

Linea di demarcazione per chi non l’ha visto

… e qui viene il bello. Come ci era stato promesso dal trailer, arriva l’orrore. La squadra inizia a trovare dei morti e anche uccisi in malo modo. Facendo due più due, ma a fatica, capiscono che chi era stato accusato di omicidio precedentemente per un macello simile, non è il colpevole. Allora subito pensano di continuare la missione, prelevarlo, portarlo via e poi vedere come finisce, infine decidono di farselo alleato. Questo dopo 3/4 fuga e ricattura davvero pesanti. Sembra il prendi e molla in un laghetto dei pesci dopo un po’.

Tornando a questo ex prigioniero, interpretato da Ice Cube, scopriamo in effetti che è capitato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, perché voleva fare una rapina ma i rapinabili erano tutti appesi e decapitati. Ci è finito in mezzo per sfiga. A questo punto, al di là che non reciti male, con tutti gli aspiranti attori che ci sono a sognare una parte, proprio una rapper ci si va a mettere nei film?

Mentre il gruppetto decide di fare comunella con Ice Cube e tre amici venuti a liberarlo, scoppia il bubbone e scopriamo finalmente le carte. Da un racconto di Jason, vediamo chi sono quei simpatici ometti che staccano le teste. I minatori sono stati posseduti da antichi spiriti tribali marziani, incazzati come pantere con chi vuole invadere la loro terra. E via di piercing, scarificazioni e limature di denti, nonché forgiatura di armi atte al taglio di arti, tra spade e ruote dentate da far invidia a Goldrake.

Il film procede con assalti, scaramucce, possessioni, esplosioni, spari, piani fatti su due piedi, fino all’arrivo dell’agognato convoglio che dovrebbe portarli in salvo.

Okay, si riparte ma poi ci ripensano. Devono far saltare per aria la centrale nucleare per eliminare la tribù, affinché non invada le colonie di Marte. Si torna indietro, ci si butta alla rinfusa e ci rimettono la pelle quasi tutti. Il boom finale chiude la scena e torniamo all’interrogatorio iniziale.

Il resto vedetelo voi.

Note positive: prima cosa l’orrore è vero, quindi niente pippe su sostanze chimiche che hanno fatto impazzire la gente, ma veri spiriti/demoni che posseggono i corpi.

Ottima anche l’interpretazione della Henstridge che spara, calcia in bocca e storta braccia, senza fare la faccia da furetto come chi sapete già. Un buon esempio di donna con le palle senza la faccia da cazzo.  

13 commenti

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  1. Visto tanto tempo fa, quando ancora ero piccolo e non avevo coscienza di chi fosse Carpenter. Ho un ricordo brutto del film, e infatti evito di riguardarlo ora che sono fan del Maestro. 😉 Mi è bastato The Ward per capire che di recente lui si è perso per strada. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

    1. Sai che avevo un ricordo pessimo anch’io di questo film? Quando uscì lo vidi al cinema e pensavo di non guardarlo mai più in vita mia. Poi stamattina l’ho rivisto a colazione e ho cambiato idea: qui c’è ancora Carpenter e val la pena di dargli una seconda occhiata. A parte due o tre cosette che ho segnalato ( ma non tutte ) merita una seconda chance.

  2. A me di Carpenter piace qualsiasi cosa e sottolineo, qualsiasi, anche The Ward. E questo, sì, hai ragione Marco, è un film pieno di difetti e soffre terribilmente il low budget.
    E tuttavia è Carpenter al 100% e lo si ama anche per questo motivo. E’ un film roccioso e potente, anche con eccessi di spiegoni e qualche effetto fatto ad minchiam.
    E’ il Maestro e lui è bravo anche quando sbaglia. Se non fosse che non sbaglia mai.

    1. Forse aveva speso qualche soldino per il cast trascurando il resto. Io lo metto tra quelli da ricordare. The Ward dimentico invece che sia suo, non per scherzo intendiamoci, è che non riesco a imprimermelo. Mia moglie mi ha detto che non c’è gusto a guardare i film con me a volte perché capisco il plot subito, ma in The Ward è troppo chiaro fin da l’inizio. Diciamo che non è nemmeno il genere di Carpenter.

  3. Ma The Ward è un film su commissione girato con classe da vendere. Tutto qui. Io alla sceneggiatura scritta da due imbecilli neanche ci faccio caso. Mi godo le immagini e mi godo Amber Heard, alla faccia di tutti i registucoli alla Adam Green che non sanno neanche girare una scena di tensione.

  4. Visto… due volte… la prima è stata una disfatta, mentre alla seconda sono riuscito a rivalutare alcune cosette. Nel complesso, però, non è certo uno dei suoi migliori lavori, pur essendo un amante dei suoi film.

    1. Mi trovo decisamente d’accordo con te. Non un capolavoro, ma meritava di più come riconoscimento.

  5. Fantaasmi è l’unico che mi manca (oltre The Ward) del maestro. Forse perchè John ha virato un pò troppo sull’action, non so. Però, prima o poi, lo vedrò. Promesso:D

    1. Beh, qui le atmosfere volevano fare l’occhiolino a 1997…

  6. Ciao Marco,
    l’ho visto appena uscito in VHS!
    Pensa che roba con cigolii vari e rumore di fondo sulla pellicola riprodotto (per non dire cagato fuori) da uno squallido videoregistratore Inno-hit.
    Non ero ancora sposato e passeggiavo con Michela per Oleggio: la mecca del videonoleggio. Abbiamo deciso di guardarlo e siamo passati a prendere un paio di Pizze: la mia era la famigerata “tonno cipolle”.
    Quindi vuoi la libagione, non proprio leggera, vuoi le poche occasioni che avevo di vedere la mia futura moglie (70 km da me), il film mi è sembrato poco plausibile e poco coinvolgente.(sorry:-P)
    Me lo riproponi sotto occhi diversi e mi domando se dovrei dargli una seconda chance…
    ma se devo scegliere rimangio la “tonno cipolle”.
    I gusti sono gusti: ognuno ha i suoi e io, forse ho dei gusti di merda (pizza docet!) 😉

    1. Cavoli, vedo questo commento adesso… Andrea, dagli una seconda chance, con popcorn e niente pizza. Magari un bicchierino in più che male non fa 😀

  7. Io ho goduto nonostante l’evidente scenografia da studio…ma che ce frega! 😀

    1. Infatti a me non me ne frega un caz… pita che film 😀

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