Drin, sveglia, mia moglie, la spazzolata di capelli a mia figlia, colazione, doccia, controllo notizie, controllo attrezzature da lavoro, telefono, auto, chilometri, clienti, pranzo, chilometri, clienti, casa, controllo notizie, cena, famiglia.
In mezzo a tutto questo, devo riuscire ogni giorno a infilarci lettura, scrittura e blog, visto che da un mese a questa parte mi è venuta anche questa idea. Tanto del tempo ne ho a volontà…
Il dilemma qual è, quindi? Semplice, riuscire a dare continuità alle tre attività senza lasciare passare lassi di tempo che ne facciano perdere senso e atmosfera, nonché interesse.
Ebbene sì, da tempo mi rendo conto di rischiare di perdere gusto nelle cose se non le pratico con costanza o non le porta a termine in breve tempo, così in quello che leggo così come in quello che scrivo. Se un libro rimane nell’angolo lettura per più di una settimana, diventa scomodo, come se rubasse spazio ad altri libri e ad altri amici da conoscere nelle letture.
Mi rendo conto ormai che se prendo in mano un volume che supera le 300 pagine, valore indicativo da prendere con le pinze naturalmente, sbuffo già prima di partire. Ovvio che ci sono romanzi che si divorano anche se di pagine ne hanno 500, e qui non faccio citazioni perché sennò sembro monotematico, ma il più delle volte tomi fitti fitti che richiedono più di due settimane per essere terminati diventano miei nemici.
Logicamente il termine di paragone lo faccio solo per i periodi extra ferie, in quanto se mi trovo ad avere a disposizione un paio di settimane a casa, brucio saghe in 7 giorni. Quando lavoro no. La mia attenzione si sposta e non riesco a seguire le trame, i personaggi e i plot, vittima stessa dell’organizzazione della giornata lavorativa. Mentre leggo del tizio X, magari il mio cervello mi ricorda che alle 10 ho un appuntamento. Questo non va bene.
Non riesco insomma a seguire i consigli di King che dice di portarsi il libro anche alla fila in posta. Perdiana, io leggo solo se posso farlo. 10 minuti contati non fanno per me, né per leggere, né per scrivere e ammetto che è un difetto grave.
Ora quindi, come delineo il mio libro ideale? Scritto bene e in poco posto. Esempio lampante di libro perfetto può essere La Strada di McCarthy o Una Stagione Selvaggia di Lansdale, o ancora Fight Club. Sono capolavori e brevi, da buttare giù in due giorni senza che rimangano lì a puzzare come il pesce e i parenti.
Ora come ora sto leggendo, ahimè, i tanto declamati quanto rinviati nel mio caso, tomi di Martin. Lo volevo fare una volta che fossi stato in pensione, davvero, ma l’arrivo della serie mi ha obbligato a leggere prima di vedere. Arranco, leggo un po’, ci passo davanti e lascio stare perché ho pochi minuti e le parole sono fitte come nebbia. I nomi sono mille e più, i particolari tanti. Dico la verità, leggerò fino a dove arriva la serie, poi li deporrò per un po’. Mi sento soffocare da quelle migliaia di pagine che sembrano non finire mai, e lo dice uno che ha letto saghe su saghe.
Tutto ciò viene poi trasportato nel mio modo di scrivere. Non riesco e non voglio superare la soglia delle 200 cartelle editoriali, non devo. I miei personaggi si rivoltano, mi sbadigliano in faccia, i particolari diventano fiacchi. No, ho bisogno di dinamismo, di dialoghi che riassumano tutto senza tante frasi ridondanti. Voglio chiarire che non sto parlando di tecniche raffinate o dogmi da saggi, semplicemente voglio mettere film su carta. Capitoli brevi, scene veloci, inquadrature snelle e battute graffianti. Non a caso mesi fa dichiarai di voler diventare il Guy Ritchie della scrittura, con il tocco paranormale o horror di cui non riesco e non voglio privarmi. Ambizioso direte, ma la direzione è quella e forse può non piacere a tutti o magari a nessuno. E allora perché farlo? Perché io devo scrivere quello che vorrei leggere. Può essere un momento passeggero o definitivo, chi lo sa.
E voi, come immaginate il vostro libro ideale?
4 commenti
1 ping
Vai al modulo dei commenti
Condivido in pieno, sulla leggerezza (in termini di fatica ocolustico-mentale) che deve avere un libro. Riguardo a King: in coda (in ITALIA e a un qualsiasi sportello) se ti metti a leggere ti passa davanti anche l’ultimo degli stronzi, che già è difficile accampare diritti con il resto della fila anche con il “tocca a me”.
Eh, Andrea, leggere in coda… vorrei vederlo King se fa la coda da qualche parte 😉
Concordo in pieno nel non esser tra quelli che appena han 10 minuti si mettono a leggere…. Che senso ha? poi mi scorderei tutto! già succede ogni giorno quando finalmente stacco pc e tv e raggiungo il letto. Per conciliare l’arrivo di Morfeo un libro è ottimo,anche se son monotematica (investigativi o autopsie per lo più che come concilia sonno non sono il massimo!) ma purtroppo mi devo imporre di arrivare almeno alla fine del capitolo… che categoricamente non ricorderà il giorno successivo. E a domandarmi chi è questo, come mai è lì, quando è comparso… Assurdo pensare di leggere in coda alla posta, ti fregano il posto se non stai all’occhio e il vecchietto di turno ti tempesterebbe di 200 domande!!!
A questo proposito io preferisco i libri con i capitoli brevi 🙂
[…] Il Libro Ideale. Speravo davvero di avere più riscontri, consigli, pareri e opinioni. Invece poche visite e commenti ancora meno. Ancora oggi non so cosa non abbia funzionato. […]