Shelter

Non sapevo se scriverla o meno, anche perché il quadro c’è ma potrei spoilerare troppo. Facciamo così, da bravo metterò la linea di demarcazione al momento opportuno.

Parto dal solito mio preambolo, ma non temete, non inizio da ricordi di infanzia, bensì da sabato scorso. Entro in videoteca e non c’è, e dico sul serio, niente di decente tra le uscite. Allora mi sposto a ritroso nello scaffale, come fosse la linea temporale dei film e rivedo la copertina di Shelter. Il film lo avevo rimandato più e più volte perché l’accenno di trama non mi attirava, anzi, non avevo proprio voglia di vederlo.

Insomma, l’ennesimo film con il tizio dalle personalità multiple e Julianne Moore che deve risolvere l’inghippo, non mi sembravano adatti a un sabato sera. Avrei voluto qualcosa di elegantemente adrenalinico. Ci ripasso davanti un paio di volte e infine, dopo essermi reso conto di aver passato più di 15 minuti lì dentro, lo piglio al volo in Blu Ray.

 

Vai con la visione.

Introduzione che si apre su uno studio pieno di gente incravattata e con qualche chilo di troppo, telecamera che scorre sulle foto di una bimba di colore e su un tizio in foto segnaletica con i capelli rosso fuoco. Poi arrivala Moore, sbattuta come mai, che inizia a parlare, dichiarandosi contraria alla teoria delle personalità multiple e che il tipo va condannato e punto.

Senza scendere nei dettagli, la Moore è una psicoqualcosa che vuole demolire questa teoria. Per giunta si dice credente ma è come San Tommaso, quindi anche di paranormale e demoni che ti ordinano di uccidere non se ne parla.

Per ravvivare la sua vita, arriva la telefonata di suo padre, interpretato dal nostro Gilligan di The Walking Dead, qui senza barba né cappello. Le vuole affidare lo strano caso di un suo paziente e non nasconde che questa sarà la prova definitiva che convincerà sua figlia dell’esistenza delle personalità multiple.

Il paziente, interpretato da occhi languidi Jonathan Rhys-Meyers (dico, se teneva il suo nome vero era più facile da ricordare) si trova sulla sedia rotelle ed è piuttosto arrendevole e gentile. Poi…

 

Linea di demarcazione- oltre qui mi avrebbero rovinato la visione

… riceve una telefonata da oltre il vetro, fatta da Gilligan che gli chiede di parlare con tale Adam. Alla richiesta Meyers scrocchia il collo, si sventra la bocca e cambia sguardo. È meno sereno di prima, molto meno. In più sta in piedi.

Okay, qui la cosa inizia a farsi intrigante e non sto a riassumere il resto della trama. Basta però il fatto che finalmente, al contrario di quello che ho temuto per gran parte del film, non esce nessuna spiegazione scientifica a rovinare l’atmosfera: qui è horror, maledizioni e anime inquiete.

Tra vecchie cieche che aspirano anime per metterle in vasi guidate da occhi di bambine mute vagamente leonine, fino a vecchi filmati di inizio secoli proiettati da un uomo che dovrebbe avere più di cent’anni, ma che non li dimostra e la Moore non si sorprende, la trama scivola via bene, inquietando e apparendo anche discretamente originale.

Le scemenze ovviamente ci sono, partendo appunto dal vecchio che proietta un filmato degli anni ’20 in cui lui aveva già otto anni. Oppure il fratello della Moore, che fa il musicista, che riesce da un video in cui si vede una strana ombra, a estrapolare una traccia audio udibile dalla medesima!!!

Per il resto è un film godibile, senza esagerati eccessi di esaltazione se vogliamo, meglio comunque di tanti prodotti vecchi e logori in circolazione in questi giorni.

Guardatelo e al massimo sgridatemi.

6 commenti

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  1. Ho una passione per la Moore, anche se è sbattuta e ha le occhiaie e la faccia verdastra, quindi credo che vedrò persino questo che mi puzzava di vaccata lontano 15 chilometri. Epperò se tu ti sei divertito, posso divertirmi anche io.

    1. Ma infatti lo consiglio alla fine, perché in fondo mi ha sorpreso in molti punti. Poi non è perfetto né un capolavoro, per carità.

  2. Non ho letto nulla lo guardo prima 😉

    1. Guardatelo senza Tito… e senza i gatti…

  3. Io purtroppo l’ho visto, devo dire onestamente niente di che… Discutibile sotto molti punti di vista…

    1. C’è qualche sorpresa almeno…

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