Le Nove Stelle: resoconto di una serata letteraria

Apertura di serata di Argeta Brozi della Butterfly Edizioni

Con l’uscita ufficiale del mio nuovo romanzo, per  Butterfly Edizioni, si è svolta la prima presentazione del libro. Ben più di quanti mi aspettassi, hanno partecipato alla serata, organizzata in un locale molto originale qui a Modena, Il Pasteggio a Livello, dove non solo si mangia e si beve, ma si assistono spesso a concerti e altre attività culturali.

A beneficio di chi non era presente o di chi vuole semplicemente sapere di più sul romanzo, io e il relatore, Andrea “Dominci” Pellacani, abbiamo scritto questo post a mo’ di intervista, seguendo le linee della scaletta usata ieri sera.

Ho chiesto anche gentilmente ad Argeta di Butterfly Edizioni di introdurre questa pseudo intervista, proprio come ha fatto ieri sera, aprendo la serata.

Introduzione di Argeta Brozi, direttrice di Butterfly Edizioni: Perché ho deciso di pubblicare il libro di Marco? Ci sono tanti motivi che mi hanno spinta a farlo. Lo stile e il linguaggio: scorrevole e maturo, la storia: coinvolgente e non scontata, una di quelle storie che ti tengono sulle spine, che devi divorare subito, i personaggi: ben caratterizzati, direi “vivi”, reali. Il libro di Marco Siena è sorprendente e no, non lo leggerete. Lo vivrete.

Dominici: Ciao Marco, la nostra è un’amicizia di vecchia data, che affonda le radici nelle prime esperienze di GDR di Narrazione, quando ci trovavamo, più di dieci anni fa, con il nostro gruppo di amici, per dar vita tramite lo storytelling ad avventure ambientate inizialmente nel fantasy classico. Ti ricorderai sicuramente, che impressioni ti restano di allora?

Marco: Ciao Dominici. In effetti stiamo parlando di quello che è stato un periodo ricco di stimoli, dati proprio da questo tipo di attività. Dopo anni passati a buttare giù bozzetti su una vecchia Olivetti, ho potuto iniziare a scrivere qualcosa di più consistente proprio per questo gruppo, dettagliando le storie dei personaggi, evolvendo dal fantasy all’horror e noir, chiudendo un cerchio aperto con le mie prime letture.

D: Quindi non solo gioco per te, ma occasione per intessere e scrivere le prime storie, il prequel dei personaggi prima dell’inizio della narrazione ufficiale, i cosiddetti Background. Possiedo un tuo lavoro che allora mi impressionò notevolmente, fatto per altro solo a nostro beneficio. Curiosamente,  il protagonista di questa novella, è uno scrittore il cui romanzo di successo, come in una matrioska di storie, è intitolatoLa Discesa, che era…

M: …il titolo originale de Le Nove Stelle, ancora presente come sottotitolo all’interno del volume. Sì, lo avevo in mente già da allora e per questo ho inserito il titolo della storia che stavo ideando. Ho visto che è stato di buon auspicio. Tra l’altro la stesura di questa novella, mi ha impegnato per vari mesi, in una costante ricerca per dettagliare e rendere credibile la storia. Sicuramente un bel periodo di formazione che mi ha fatto capire che amavo scrivere.

D: Chi ti conosce bene, sa che un’altra delle tue grandi passioni è sempre stata la musica, hai anche fatto parte per un periodo in una band metal. So che è anche stato un grande stimolo per l’incipit del tuo romanzo, ispirato dal reel The Old Way dell’artista Loreena McKennitt. Com’è successo?

M: Stavo ascoltando questa canzone, e come ben sai non mi soffermo solo alla musica, ma analizzo anche i testi. In questa canzone si parla di queste due persone, una rappresentante il passato e l’altra il presente, che si trovano su una spiaggia in una notte dell’ultimo dell’anno, davanti a un mare in tempesta. Si mettono a ballare ma poi sanno che si devono separare, perché seppur simili non possono rimanere insieme. Questa immagine molto evocativa mi piaceva e da lì ho costruito l’incipit e ciò che c’è intorno. Naturalmente è solo un’idea. Nel romanzo non avviene questo.

Un momento fondamentale: l'intervento del pubblico. E a rompere il ghiaccio chi se non lui?

D: Oltre alla canzone per l’Ambientazione ti sei ispirato a luoghi o elementi specifici? Verrà precisato dove si svolge la storia?

M: Forse per un  riferimento a Baudelaire con “Uomo libero, sempre caro avrai il mare”, mi accorgo che bene o male i miei scritti sono sempre ambientati in località marittime, o i personaggi per qualche motivo vi si recano. Succede inconsciamente, ma è così, e anche in questo caso la storia si svolge su una costa di un paese non precisato.

D: Anche i Nomi dei personaggi, protagonisti ma non solo, mi sembra non indichino l’appartenenza a nazionalità specifiche, ma adatti per  luoghi  francesi, italiani o inglese, se vogliamo rimanere in campo europeo.

M: Quando stavo ideando il romanzo in una sua prima versione, e parlo già del 2004 circa, lessi un romando di Luca Di Fulvio, “La scala di Dioniso”, e mi colpì molto che anche in quel caso i personaggi non avessero una connotazione o una nazionalità precisa, passando da francese, all’italiano, fino al tedesco. Un esperimento che mi piacque molto e che diede un identità più aperta e internazionale al libro. Ho deciso in questo caso di usare questa forma.

D: Ma non ci sono Cognomi?

M: Quali Cognomi? 🙂

D: Sin dai primi capitoli si intuisce una struttura del romanzo svolta su 2 livelli, passato e presente, espediente abbastanza diffuso ma che mi ha colpito per la scelta curiosa, ma a mio parere molto efficace dei tempi verbali: linea presente narrata al passato e linea temporale passato narrata al presente. Puoi spiegare in qualche modo tale scelta?

M: La terza persona mi serviva per fare il quadro generale della storia, sempre sotto il punto di vista di Chris, quello che si può definire il protagonista del libro, mentre la prima persona l’ho utilizzata per far addentrare il lettore ancora di più nella sua mente. I pensieri di Chris li definisco i bilanci della buonanotte, quelli che si fanno prima di dormire e in cui solitamente si soppesa la giornata o la vita stessa.

D: Puoi introdurre un po’ più approfonditamente i Personaggi principali? Chi sono, ma soprattutto come sono.?

M: Abbiamo essenzialmente quattro personaggi su cui ruota il tutto:

  1. Chris è un ragazzo sconfitto, che si autodefinisce una persona mediocre. L’unico suo appiglio era una ragazza Laura, ma che di punto in bianco lo abbandona. Decide di andare in una località marittima da solo, per passare un ultimo dell’anno e provare a dimenticarla, anche se ciò lo porterà solo a vivere un dramma peggiore.
  2. Laura è una ragazza dall’umore instabile, che passa dall’allegria sbarazzina alla freddezza più assoluta. Chris si affida completamente a lei e quando se ne va, per lui sembra non ci sia che disperazione.
  3. Rusty invece è un vecchio amico di Chris che vive al mare, che gli offre una nuova vita, invitandolo a rimanere lì insieme a lui. Rusty sembra l’amico perfetto, quello che piace a tutti e che non sbaglia mai una virgola.
  4. Stella è anche lei un’amica di Chris che aveva un debole per lui durante il periodo dell’adolescenza. Incontrandola il ragazzo vede in lei una via d’uscita per dimenticare Laura.

D: Menzionavi un dramma. Cosa succede a Chris da qui in poi?

B: Sicuramente Chris si troverà a scontrarsi con la crudezza della realtà, contrapposta a quell’innocenza d’animo che conserva per i pensieri del passato che conserva, e di cui ho parlato prima.

Il momento temuto ma davvero divertente: le dediche 🙂

D: Da questi passaggi si percepisce un certo cambiamento di ritmo e stile… In salita o in Discesa? 😉

Scherzi a parte, quali sono state le tue fonti “tecniche” di ispirazione per la stesura del romanzo? Suppongo non sia facile, specialmente agli inizi, trovare il proprio stile…

B: Beh, come dissi una sera tra amici, vorrei diventare il Guy Ritchie della scrittura, in quanto i suoi film più riusciti mi hanno sempre entusiasmato per la caratterizzazione dei personaggi e per i dialoghi tagliente e intrecciati. Trovo che non sia così scontato dire che esita un legame molto stretto tra cinema e scrittura. Penso che uno dei primi ad avere un occhio cinematografico, quando ancora il cinema non esisteva, fu Charles Dickens, lo scrittore che ritengo il Maestro assoluto, almeno per quanto mi riguarda. In conclusione, il mio intento è mettere film su carta.

D: Procedendo con la lettura, si possono notare forti cambi di contesto. Quello che sembra uno sviluppo di storia scontato all’inizio, subirà diverse volte e smentite che sorprenderanno continuamente. È facile arrivare al finale, con una convinzione errata sulla possibile conclusione. Un progressivo incalzare stile Turn of the Screw.

B: Sono contento che il mio intento sia riuscito. Dalle prime battute, come dici tu, il lettore potrebbe rimanere spiazzato e pensare di aver intuito già tutto del libro. Invece l’inizio è solo il primo giro di questa vite, e leggendo ci si accorgerà come la velocità aumenti progressivamente. Più di uno ha fatto congetture e ha ammesso di aver sbagliato.

D: Bene, ringraziandoti, ti auguriamo un grosso in bocca al lupo,e speriamo che Le Nove Stelle ti portino fortuna!

B: Grazie a tutti, in particolar modo Butterfly Edizioni per la fiducia e per questa opportunità e a tutti quelli che mi stanno seguendo.

Memorizzate la cover

19 commenti

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  1. Bel resoconto/intervista, Marco, e belle foto! E in bocca al lupo per il futuro del libro! 😉

    Ciao,
    Gianluca

    1. Grazie Gianluca, è anche merito del mio compare d’avventure Dominici. Lo facciamo crepare il lupo?

  2. Auguri Marco! Spero tu abbia il successo che meriti e che la tua creatività continui a proliferare

    1. Grazie Andrea, la creatività sta producendo altri lavori. Spero che già da questo si vedano risultati. 😉

  3. E vai così!
    Ti auguro ogni bene e di sfornare libri come una macchinetta impazzita 🙂
    PS: è scontato dirti che vorrò una copia del libro autografata, vero?

    1. Grande Paolo! Quando scendo a Forlì te la porto volentieri e ci facciamo pure un cin cin 🙂

  4. Complimenti, mi sono sempre piaciuti i tuoi racconti su IUSTITIA e ROBOT e non vedo l’ora di leggere questa tua nuova opera.

    1. Grazie Flavio, io attendo un tuo giudizio. Spero che anche questo ti piaccia 😉

    • ANDREA il Dicembre 18, 2011 alle 1:21 pm
    • Rispondi

    Recensione a caldo su: Le Nove Stelle
    Come al solito Marco ti evito inutili formalismi.
    Il libro l’ho finito oggi pomeriggio nel giro di 3 ore (una lettura febbrile perché i tempi sono quelli che sono: scaduti!).
    L’intreccio ci guida capitolo per capitolo su 2 piste letterarie asimmetriche ed eterogenee e, una volta tanto, non sono scontatamente 2 (3, 4 o 10) tracce temporali semplicemente appaiate tra loro per raggiungere il climax del finale.
    Una pista fa da direttrice degli eventi, dinamica e basata su una temporizzazione ben scandita. L’equilibrio di questa traccia è apprezzabile perché evita di far passare al lettore pagine e pagine nelle secche descrittive di particolari o eventi insignificanti. Qualche sbavatura di “timing” o respiro narrativo c’è ma il flusso è guidato saldamente da una efficiente lucidità.
    Purtroppo la trama è poco originale (è pesantemente richiamato “add” il cui nome qui convenientemente occulto), ma, cosciamente o inconsciamente trafugata che sia la trama o lo spunto, poco importa al lettore (si può leggere un libro anche se si conosce la trama del film, ma in questo caso devo ammettere che mi ha un po’ rovinato l’effetto sorpresa del finale).
    La seconda track, dai primi ricordi del protagonista, ci riporta al punto di partenza della prima traccia. Statica in modo “straziante” ma solo all’apparenza. Se qui gli eventi e i personaggi non evolvono (perché non devono evolvere), lo fa la nostra conoscenza del loro intimo. Siamo guidati verso scorci di vissuto un po’ crudi, un po’ prosaici e un po’ romantici (ce n’è per tutti, ma senza banalità in eccesso oltre l’Una Tantum dovuto per legge perché presente nelle vite di tutti).
    Scopriamo così personaggi non disegnati ma come graffiati su metallo, le cui “smagliature” del vissuto aumentano di pagina in pagina i pixel della loro “definizione”.
    Le sculture umane risultano snelle e soprattutto senza forzature o macchiettature o imitazione di roba già vista, merito anche di alcune vette descrittive che rendono anche i più comuni tratti umani (troppo umani) autenticamente originali e personali.
    Una prova convincente di gestione di flussi narrativi mixati e conditi con originalità.
    Sapido e sicuro il tratto che disegna le location degli eventi (immaginarie ma non tanto) evocativo di una località rivierasca imprecisata ma che immagino romagnola (ti sei tradito con un unica svista a pag. 92!).

    A volte trapelano alcuni fili scoperti nel “cavo” immaginario tra inizio e fine racconto (come se in un teatro si notasse il lavoro del tecnico delle luci o del sollevatore di quinte) e alcuni espedienti retorici poco riusciti. Scalfiture marginali in un opera nel complesso convincente.
    Fantastica la nitidezza nell’incipit del capitolo 4 (scritto di getto oppure limato a lungo? non mi importa Marco, se ne scrivi ancora di roba così. Leggere quelle pagine è stato proprio un piacere perché letteralmente perfette per il mio gusto).

    Il mio giudizio è: Tecnica narrativa equilibrata e mai fuori tono. Vivido!
    Ermes Drimaco

    p.s. Nel libro ho trovato 2 refusi (trovateli gente!) e 1 errore logico-gramamticale (pag. 160).

    1. Grazie per l’apprezzamento signor Drimaco. Sono andato alle pagine da lei indicate ma non ho trovato ciò a cui fa riferimento. A pagina 92 non vedo nessun riferimento a piadine o a Casadei 🙂 Ho guardato anche alla 160 e sinceramente non vedo l’errore menzionato, ma penso che questo non vada a interferire con la trama, seppur identica a un film che lei conosce. Per quanto riguarda i refusi, sa sicuramente come si svolge l’editing e l’impaginazione, quindi sono cose che capitano. Stessa cosa vale per i fili scoperti che menziona e che a un lettore come lei non sono passati inosservati, mentre chi lo ha letto finora li ha pure calpestati 🙂
      Concludendo: di solito lavoro così, prima stesura, attesa di un paio di mesi senza toccarlo e revisione. Una sola revisione. Quindi non faccio ulteriori riletture, ma una rilettura e una sola revisione.

  5. Drimaco scusa… ma se butti lì una accusa così pesante di plagio, vorremmo anche sapere qual è la vittima!

    1. Probabilmente parla di un episodio di Dallas a noi ben noto. L’unica cosa che mi sembra ci possa andare vicino, seppur lontanamente…

  6. Andrea alias Ermes Drimaco,
    scusami ma non riesco a capire questa tua frase:
    “Purtroppo la trama è poco originale (è pesantemente richiamato “add” il cui nome qui convenientemente occulto), ma, cosciamente o inconsciamente trafugata che sia la trama o lo spunto, poco importa al lettore (si può leggere un libro anche se si conosce la trama del film, ma in questo caso devo ammettere che mi ha un po’ rovinato l’effetto sorpresa del finale).”
    Veramente, non sono polemico o altro ma, non ho capito se dici che il libro è ispirato a un film? E poi cos’è “add”?
    Ti ringrazio anticipatamente per la tua spiegazione in merito.

    • ANDREA il Dicembre 18, 2011 alle 8:55 pm
    • Rispondi

    X Alice e Andrea Rizzi
    Il film a cui il racconto deve (a mio parere) qualcosa lo dirò solo a chi ha già letto il libro per ovvi motivi (al limite posterò un link e poi giudicherete voi). E comunque ri-sottolineo che 100 persone daranno di una storia 100 versioni diverse quindi a me interessa soprattutto lo stile narrativo.
    Voglio dire che mi concentro più ad esempio su come Marco ha dipinto la costa di notte d’inverno che su altri aspetti (definirei il paesaggio “impressionista”) oppure su come si smarcano o si affrontano i dialoghi tra i personaggi.
    Uno a volte i libri li rilegge anche se sa la trama solo per riassaporare quel qualcosa, un ritmo e un respiro diverso, per evocare immagini e sensazioni.
    La storia (prima o poi) arriverà mentre lo stile uno ce l’ha dentro (anche se si ha sempre bisogno di tanto esercizio di lettura e scrittura) per cui oriento i miei consigli e punti di vista (giudicarli utili o inutili non spetta a me) più in quell’ambito che in altri.
    X Marco
    Sentire Rusty (pag.92) che dice “vieni qua va là” mi sa di tipico emiliano-romagnolo. Magari suona solo a me così perché dalle mie parti non usiamo il “ma va la” e lo associo quindi immediatamente all’Emilia (e se penso alla costa turistica mi viene la Romagna).
    A pag. 160
    “Oscar e Boris portarono di la Raffaele, che chiese a Rusty e a Chris di aspettare nella saletta.” Così sembra che sia Raffaele (improvvisamente redivivo) a chiederlo e non Oscar o Boris.
    Infine: Se scrivi di getto e sfrondi con una sola revisione ti rinnovo i miei complimenti perché io starei ore a limare e cesellare 10 frasi o addirittura gli SMS quando li reputo importanti, figuriamoci un racconto.

    Andrea

    1. Per quanto riguarda il “ma va là”, beh, non ho mai detto che era una costa dell’Australia o che volessi mantenere chissà quale segreto 🙂
      Se dovessi rimanere a guardare e riguardare le frasi mille volte, sarei ancora lì al bozzetto di una storia senza aver concluso nulla. Revisionare okay, ma quando il prodotto sembra già buono, dopo spetta all’editor migliorarlo. In questo caso ho avuto culo e di editing ne hanno fatto poco, da quello che ho visto. Si vede che era buona la prima.

      P.S. “Il film a cui il racconto” contiene un’inesattezza tecnica: un racconto è formato solitamente dalle 5 alle 50 cartelle editoriali, mentre oltre alle 151 cartelle si parla di romanzo. Qui siamo a 169 cartelle, quindi è romanzo. Per il resto grazie per i complimenti, ma le dico questa, secondo la sua teoria la storia potrebbe essere anche copiata perfino da Rimini Rimini, visto la percentuale di elementi in comune 😉

    • Cristina il Dicembre 19, 2011 alle 6:46 pm
    • Rispondi

    Eccomi per il commento al libro del nostro autore, Marco Siena: senza entrare nei dettagli per non rovinare la lettura altrui, posso dire che mi è piaciuto. E’ stata una piacevole sorpresa, sia per il modo di scrivere che per il contenuto. Talmente piaciuto che assorbita dalla lettura ieri sera per poco non preparavo la cena e dalle 18:00 alle 22:30 avevo già divorato 163 pagine… Le restanti stamattina alle 6.30 perchè prima di andare al lavoro volevo sapere che fine faceva il “protagonista”… alle 5 ero con occhio a palla e me lo stavo chiedendo! Consigliato sì, credo anzi che a gennaio per compleanno di mia madre dovrò recuperare una copia!!! Bravi (inteso come autore e casa editrice che ha scommesso su di lui!)

    1. Grazie Cristina! Spero che i prossimi lavori che pubblicherò, ti facciano lo stesso effetto. 🙂

    • her-etico il Dicembre 27, 2011 alle 2:00 pm
    • Rispondi

    http://her-etico.blogspot.com/2011/12/le-nove-stelle.html

    1. Una nuova recensione, direttamente da Her.etico!

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