Parlavo qualche giorno fa delle ambientazioni. Oggi, mentre ero in auto, mi guardavo intorno. Passando per i paesini, notavo che c’erano denominatori comuni, non tanto differenti da quelli descritti nei film stranieri, quanto in quelli italiani. Sembra che la provincia, sia provincia ovunque. La città è città in Italia come in Giappone, con vesti diverse se vogliamo ma gli uomini sono sempre quelli. Ho pensato di analizzare le caratteristiche che mi colpiscono delle varie ambientazioni, partendo appunto dalla provincia. Poi passerò alla città, e mano a mano che me ne verranno in mente, aggiungerò altre analisi.
La provincia.
Amo la provincia. Amo vivere in provincia. Al contrario del periodo dell’adolescenza, ho maturato il desiderio unico di vivere in una piccola cittadina, fuori dai grandi centri urbani, ancora meglio in una casa fuori dal paese stesso. Ora come ora, dopo 4 anni passati in un condominio del centro del paese in cui vivo, abitiamo in una casa quasi in campagna e indipendente, divisa in due unità abitative. Il paese è relativamente vicino, distante appena due chilometri scarsi. Se controllate su Wikipedia, si dice che siamo ben 3974 abitanti, in questa piccola località, fornita però di tutti i servizi di comuni ben più grandi. Infatti, nonostante sia teoricamente una frazione, vanta un supermercato, due forni, 5 bar, 4 pizzerie, una chiesa e perfino il cinema. Senza contare le due ferramenta e il negozio di elettrodomestici con videoteca. C’è anche un campo sportivo attrezzato, la biblioteca, l’ufficio comunale, il cup e altre comodità che difficilmente si trovano in un paese di 8 km².
Tutto questo per dirvi che l’ambientazione della provincia mi piace, come piace ad altri scrittori. Finora l’ho sfruttata poco credo, ma non tarderò ancora a scrivere qualcosa ambientato in un paese piccolo piccolo, nascosto in mezzo a mille altre frazioni. Naturalmente italiano, e se possibile modenese, più per comodità che campanilismo vero e proprio, perché in realtà non ho un vero e proprio centro di provenienza, essendomi trasferito qui 10 anni fa.
Cosa mi piace della provincia? Cosa invece non mi piace ma si adatta dannatamente bene alle storie? Presto detto.
Cosa mi piace.
Nei piccoli paesi, tutti sembrano conoscersi. Molti hanno episodi in comune e danno l’impressione di essere solidali tra loro. Le nonnine al mattino vanno ancora al forno a prendere il pane e a scambiare due chiacchiere, mentre i loro mariti si ritrovano o nei bar a fare una partitella a carte, o fuori dai cancelli, impegnati a spazzare le foglie o a potare siepi. Se la gente ha un problema, si rivolge al parroco o al dottore, fidati confidenti e spalle su cui piangere. I ragazzi filano le ragazze del paese e le vanno a trovare direttamente fuori casa, se non al parchetto dove tutti si ritrovano. Quando qualcuno deve spostare mobili, riparare una porta, trainare un’auto, o altre cose, si trova sempre qualcuno che da una mano.
Non per ultima, la pace e la tranquillità, la serenità che si vede solo nei piccoli centri e che si apprezza ancor di più, ahimè, nelle sere d’estate. Lungo le vie si sentono i ragazzi ridere, le loro biciclette sfrecciare, le comari fare filò davanti alle case, sotto le verande buie.
La provincia insomma, sembra il posto ideale per crescere figli, e per scriverci due righe.
Cosa non mi piace.
Se si conoscono tutti, beh, conoscono anche gli affari degli altri. Nei paesi di provincia si trovano concentrazioni di pettegoli, più che in altri luoghi. Malignità, pettegolezzi, presunti adulteri, questi sono il pane quotidiano delle comari sopracitate. Nel mondo moderno, aggiungiamo il classico figlio tossico e il quadro è completo. Dall’altra parte, troviamo uomini spacconi e rudi, che passano il tempo al bar a parlare di sport e dire zozzerie varie, passando anche per la politica. Ogni tanto qualcuno, vecchio o giovane che sia, si spacca una sedia addosso. Sono incidenti.
Ma quello che è peggio, sono i segreti che la gente cerca di nascondere e ci riesce in malo modo, oppure il classico tarlo che colpisce il tipico brav’uomo di famiglia, che impazzisce e spara a tutti.
Nei paesi di provincia, ci sono più segreti e orrori che in una città da un milione di abitanti. I rancori si tramandano di generazione in generazione, rimanendo nascosti sotto alla cenere.
3 commenti
Tutto questo offre il nostro paesotto?!!? perchè tale lo reputo con tutti i vizi e le cose storte di cui hai parlato! però dai alla fine c’è quello che serve,no? All’ultimo se manca qualcosa, c’è la Coop; pane non manca, ci sono un paio di forni spettacolari! Al cinema ti dirò… non son ancora stata! lo chiederò a Dante, io manco so cosa c’è in programmazione!! Ho riso un sacco vedendo l’ultima foto ma ci calza a pennello!!
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Prima o poi faranno comune questo e diventerà frazione Novi
Probabile… Novi è un paese di vecchi!!!