Post meditato in auto, riallacciandomi a quello precedente sull’epoca dei fumetti horror, tipo Splatter e Dylan Dog. Stavo tornando a casa, piuttosto in ritardo per una cena di cui parlerò domani, e stavo guidando per stradine secondarie, buie e piene di casolari abbandonati. Mi è venuto in mente il post di cui parlavo prima, e qualche particolare sull’atmosfera di quegli anni.
C’era una vecchia casa in mezzo a campagna, distante quasi mezzo chilometro da casa mia e da quella del mio amico/cugino/vicino di cui ho parlato in un altro post. Credo che sia ancora in piedi, nonostante il tetto negli ultimi anni fosse crollato. La casa faceva parte di un podere acquistato da una famiglia che aveva costruito un’azienda agricola. Non era adatta a essere abitata, troppo vecchia, troppo isolata e priva di strade per raggiungerla. L’unica maniera, erano due sentieri sterrati, adatti forse ai trattori e impercorribili dalle automobili. Arrivarci da casa mia, prevedeva inoltrarsi tra i campi, attraversare il ponticello di un canale e sgusciare tra un frutteto o un campo di mais. E perché raggiungerla, direte voi? Perché era la casa nera della mia infanzia e adolescenza.

Grazie Street View!
Sulla fantasia del mio amico, credo di averne già accennato. Immaginate quindi cosa riuscì per anni a inventarsi su questa casa, chiamata Viscontea, che si vociferava fosse ai tempi che furono, dimora estiva degli Sforza o qualcosa di simile. Tragedie famigliari, fantasmi inquieti, sette e rituali di magia nera, questo era ciò di cui si parlava di giorno a casa sua. Naturalmente sapeva come arricchire di particolari e prove certe ogni storia. E poi scattava l’operazione luna piena.
Per diverso tempo, nelle stagioni calde, attendevamo la luna piena per andare a fare un giretto alla casa. Partivamo armati di bastoni, qualche coltello di cui lui aveva una strana collezione o la famosa roncola che amavo tanto io. Camminavamo alla luce lunare, con alcune torce di scorta in tasca, raccontandoci storie terribili di leggende e orrori della zona, o di paesi mai sentiti.

Noi la immaginavamo così però
Il massimo fu quando il cantastorie del mio amico, si inventò una storia su una banda che si aggirava per le campagne alla ricerca di qualcosa, invitandomi a crearne una per contrastarla. Troppi misteri circondavano il leader e il suo seguito, quasi fossero entità soprannaturali. E a 12/13 anni il sangue ribolle. Cercai gente, ci armammo di spranghe, ci creammo delle maschere con colli di vecchi dolcevita e partimmo alla ricerca di questa banda. Fu una notte divertente. Mio cugino si era nascosto in mezzo al mais, aspettando il nostro passaggio per uscire e spaventarci, rischiando però di prendersi delle bastonate quando mi accorsi che c’era qualcuno. Per un pelo non lo assaltammo in quattro, con bastoni e catene.

Grazie Street View 2
Finimmo per raccontarci altre storie sulla via del ritorno, un po’ sulla casa, un po’ inventate. O forse erano tutte inventate. Ma la cosa curiosa, è che nessuno entrò mai in quelle sera dentro alla Viscontea.
16 commenti
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tu mi metti troppa nostalgia con i tuoi post :** anche noi da piccoli giravamo a piedi per il nostro quartiere inventando storie assurde “la strada zombata” dove le cose si muovevano e dove una casa, come luce esterna, aveva un enorme ragno attaccato al muro, e “la villa dei morti” esiste veramente, vicino all’argine di Panaro, e sono stati trovati veramente cadaveri di partigiani uccisi dai tedeschi…ora l’hanno ristrutturata e ci vivono…chissà se di notte si sente qualche runirino 🙂
basta ricordi che poi mi commuovo 😉
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Io in quella villa non ci dormirei nemmeno si mi avessero garantito di aver cementato tutto 😀
la dislessia la sto curando…era “rumorino” e non quella vaccata che ho scritto 🙂
la casa è stata sfitta e abbandonata per anni, poi credo l’abbia comprata un geometra che l’ha completamente sventrata e ristrutturata.
mi ha fatto effetto quando ci sono passato davanti dopo molti anni e ho visto le finestre nuove con le tendine bianche, il giardino curato e una siepe alta 4 metri!!! :*
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Che figata il runirino 😀
Ma che figata, questi post. E anche questi posti, dato che tutti noi ne abbiamo avuto uno uguale, nella nostra infanzia. Una casa maledetta dove mettere alla prova la nostra paura, più che il coraggio.
E i gruppetti che mettevamo su? Fantastici. ^^
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Infatti credo che una o più case stregate, siano nel patrimonio di tutti i teenager del mondo. Mi chiedo, tu andresti nella tua di notte, ora che sei adulto?
Ti dirò, direi di sì, nella speranza di provare un briciolo di ciò che provavo all’epoca. Sarebbe fantastico lo stesso.
Anzi… sembra lo spunto per un racconto *O*
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Io non ci entro alla Viscontea, anche per il rischio crollo. Però anche per i ricordi nascosti in fondo, ma non troppo 😀
Il fascino delle case abbandonate non mi ha ancora lasciato, tanto che agogno i bei pomeriggi per tornare ad esplorare le campagne limitrofe con il solo scopo di scovare qualche bel rudere interessante. L’estate scorsa è stata molto produttiva sotto questo aspetto, conto di ripetere l’esperienza appena il clima lo consentirà! 🙂
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Però quando eravamo ragazzini, eravamo più incoscienti: ora rimarremmo mezz’ora a controllare che non sia pericolante.
Ti dirò, io entro quasi sempre senza troppi problemi. Certo, prima do un’occhiata, ma nemmeno tanto se devo essere onesto… se sparisco venitemi a cercare sotto qualche maceria! 😀
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Controllerò i tuoi segni vitali in Base 😉 Nel caso mi allungo a cercarti
Che sapore Marco, che gusto! (manco fosse un post culinario 😀 )
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E ne ho in mente un altro. Vedrai!
Ehi,come gusto!?!? è il mio il blog di cucina!! anche se tu non mi hai ancora passato sotto banco la ricetta della paella! Ola! Riallacciandomi al post odierno io la casa maledetta non ce l’avevo…sigh!
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La ricetta della paella è facile: si apre il frigo, si prende quello che c’è dentro, lo si mette dentro a una padellona e lo si fa cuocere con il riso. Si mette anche lo zafferano e il gioco è fatto. Più o meno…