Nemo propheta in patria (sua). Avete mai sentito questa locuzione latina? Perfino Gesù la cita, in diverse forme, nei Vangeli. Un attimo di spiegone per chi non la conoscesse e poi riprendo il discorso. Sta a indicare la bizzarra difficoltà che uno ha a emergere in un ambiente a lui famigliare. Strano vero? Eppure capita. Voi, per fare un esempio, aprite una piccola impresa di elettricisti e vi mettete sul mercato. Volete solo lavorare, fare quello che vi piace senza dover avere chissà quali appalti milionari. Siete uomini tranquilli che non ambite a essere incensati e ad avere tappeti rossi. Eppure, cosa vi capiterà? Nel vostro paesello di 1000 anime, nessuno vorrà avere a che fare con voi, e anzi, troverete almeno una parte di forti critici, che aspetteranno in agguato di poter trovare un punto su cui criticarvi.
Tutto ciò è molto puerile e sciocco, non trovate? Questo non avviene solo per l’elettricista appena avviato, inutile dirvelo, ma per qualsiasi cosa che proviate a intraprendere che non sia un cartellino timbrato. Immaginate per chi come me ha osato scribacchiare un po’ e curare un blog, come possa svilupparsi la cosa.
Facciamo il punto della situazione, per comprendere meglio.
Da quasi tre anni, ho ripreso in mano la penna (dai, niente battute sul pc, dai), così per passione. Mentre girovagavo sulla rete, ho visto qualche concorso che mi interessava e ho partecipato.
Sono stato scelto, pubblicato
Ho fatto 3, dicasi 3 presentazioni molto user friendly (mi piaceva come suonava, non rompete)
Ho risposto a domande di amici blogger e di altri che non conoscevo ma che si sono dimostrati interessati
Ho avuto recensioni medio/buone
Ho aperto questo blog senza pretese di sorta
Ho continuato a scrivere e a regalare novelle in ebook
Ho deciso di suonare l’Ukulele
E direi basta, per ora.
Risultato? Se sommiamo le parole spese da chi mi ha recensito e di chi in rete ha parlato di me, ne esce un quadro positivo per un esordiente. Sì, perché di esordiente si parla.
Se invece analizziamo l’ambiente che mi circonda, quel fantastico mondo reale di cui tutti i detrattori dell’era digitale si vantano di frequentare, dovrei smettere di fare queste cose e pensare solo a lavorare. Voglio dire, la considerazione quasi può essere tradotta in: «Ma lascia perdere, sai sì e no mettere in riga due parole, non sei nemmeno laureato, scrivi banalità prevedibili e secondo me ti dai pure delle arie» (Anche se in sottofondo persiste un brusio del tipo «Appena scriverò qualcosa io, ti faccio vedere come si fa. Aspetta, eh?»)
A questo punto, non sapendo quale voce ascoltare, ne parlo con un gruppo di amici in rete, gente che come me si dà da fare, scrivendo, pubblicando free, creando progetti e anche pubblicando per qualche casa editrice minore. Molti erano concordi nel dire di mandare a fare in culo senza mezzi termini, questi detrattori, perché la puzza di carogna che avevano addosso era data dall’invidia. Un amico scrittore, mi ha confessato addirittura, che c’è chi non si è più fatto vivo all’indomani della sua prima pubblicazione. La cosa, se pur vera, è illogica. Non ne vedo la ragione di questa invidia.
Perché uno dovrebbe invidiarmi? Per cosa, davvero? Non ho calpestato il tappeto rosso di Hollywood, non ho due ville con piscina, non ceno con le celebrità e non appaio sulle riviste patinate di mezzo mondo. Ho solo portato avanti la mia passione, con i pochi mezzi che ho, ma ho avuto il coraggio di farlo, punto.
Insomma, cari rosiconi, che cazzo vi passa per la testa? Quale piacere strano e subdolo vi si insinua dentro nello stare in agguato, pronti a criticare con sufficienza? Tra l’altro, senza cognizione di causa, senza informarsi su nulla.
Vi confesso che fino a qualche tempo fa, mi sarei trattenuto, cedendo il passo a quelle convenzione da salotto che vengono suggerite per il quieto vivere. Invece ora vi chiedo di proseguire, puntare la vostra attenzione altrove e preoccuparvi di altro, che non di una persona comune a cui piace scrivere. E lasciate stare anche gli elettricisti.
Vi lascio con un discorso di Rocky Balboa, visto che pure lui disprezza quelli come voi.
“Un uomo vince solo se sa resistere… non se ne va in giro a puntare il dito contro chi non c’entra, accusando prima questo e poi quell’altro di quanto sbaglia… i vigliacchi fanno così!”
NdA: Ringrazio Alex di Plutonia Experiment per la citazione di Rocky
8 commenti
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Un discordo degno di Rocky 😉
Come al solito io trovo che questa gente, gente poi…, questi detrattori, sono frustrati.
Persone che hanno scelto di vivere in un certo modo (Modello Standard? coff coff Davide…coff coff) e non hanno potuto fare altro, e la loro unica valvola di sfogo è criticare le persone che non hanno fatto la loro scelta.
Non ha senso stare in silenzio su questa cosa, evitare di parlarne.
Le persone dovrebbero fare quello che vogliono e, chissò, se con post del genere qualcuno li legga e riesca a fuggire dai tentacoli della meschinità e dell’invidia e possa riuscire a vivere come vuole 😀
Autore
Tra l’altro domani uscirà il mio post sul “Modello Standard”. Farà bella coppia con questo 😉
Dai fastidio perché hai cercato di fare qualcosa di diverso dalla massa, di seguire una tua passione.
Facci caso: la gente del mondo reale è pronta a spettegolare su tutte le disgrazie che capitano a, che ne so, un compaesano. Ma in pochissimi vanno in giro a vantare i successi e le fortune del medesimo compaesano.
Se il ragazzo X si droga è sulla bocca di tutti.
Se il ragazzo X supera un provino e va a Sanremo (tanto per non dire che parliamo sempre di scrittura), tutti a dire “senz’altro è un raccomandato”.
Sul carro del vincitore casomai si sale con calma più tardi, quando se ne può ricavare qualcosa.
Alla fin fine è tutta invidia, e anche ignoranza.
Come il tuo amico che su FB elencava boiate contro gli ebook senza nemmeno sapere di quel che stava parlando. I tipici discorsi da bar fatti solo per zittire uno che sa qualcosa, e lo enuncia esponendo dati di fatto, non per farsene vanto.
Ah, le miserie umane…
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Beh, sarà il caso allora di chiudere le sponde del carro. Non si sa mai che ci si infilino di straforo, rivendicando chissà quali meriti. Un po’ pena mi fanno a volte. Solo a volte a dire il vero, e sono rare…
Chi non indossa la maschera del perbenismo e dell’uomo medio standard in realtá sotto sotto è ammirato dalla gente che lo critica perchè ha avuto il coraggio di fare quello che loro non riusciranno mai a fare, essere sé stessi e portare avanti le proprie passioni avendo riscontri positivi. Ed è qui che si scatenano i rosiconi; in mezzo sicuramente c’è gente anche laureata che pensa che ‘il titolo’ li fa automaticamente fare qualcosa, senza capire che nella vita bisogna muovere le chiappe e usare tanto olio di gomito!!
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Kirayel, hai detto tutto. Che poi, ripeto, non è che ho fatto un successo mondiale e partecipo a salotti televisivi atteggiandomi a grande erudito. Sono proprio al primo gradino, quello più basso. Si vede che brucia non essere nemmeno entrati nell’androne…
Mi è capitata una cosa simile con una persona che stimo molto.
Un giorno la ritrovo su internet, ha un sito, e pesco la sua mail.
Ero così contento di averlo ritrovato e stavo disegnando delle tavole che mi piacevano veramente.
Dopo un paio di convenevoli in ricordo dei vecchi tempi gli mando i miei disegni fiero del livello a cui ero arrivato.
Mi risponde il giorno dopo e li smonta uno ad uno, qui l’anatomia è incerta; qui le ombre sono fasulle; e il panneggio di questo soldato? Studia meglio l’anatomia e le divise, copia i GRANDI DEL FUMETTO…
Mi ha mandato in una crisi nera.
Non ho disegnato per molto tempo. Riguardavo i disegni e non ne vedevo gli errori. Ho lasciato passare settimane ma niente, l’anatomia c’era e il panneggio era tratto da una fitta documentazione fotografica.
Perchè mi aveva criticato così pesantemente?
Piano piano ho riacquistato fiducia e mi sono rimesso in gioco.
Finisce che il disegno, che più mi è stato criticato, diventerà la copertina del primo libro che pubblicherà mia moglie. 🙂
(E l’editore non ama particolarmente le copertine disegnate).
Resistere alle critiche ha dato i suoi frutti.
La cosa che mi più mi dispiace è che: a svilirmi così sia stato il mio professore di fumetto.
Oggi lui è arrivato: pubblica per Dampyr e lavora pure in Francia e Belgio e io non capisco, a distanza di mesi, perchè ha voluto rimettermi al mio posto.
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Nel caso dei “Maestri”, criticare gli allievi è insito nella loro natura egoista. Succede in qualsiasi campo. Hanno paura di essere spodestati. Almeno chi ti ha criticato era del mestiere, non uno che “non scrive, ma se scrivesse uscirebbero capolavori”.
Tu fai come me, fregatene e tieni lontani gli allocchi.