Stamattina accendo il pc, e mi ricordo che è il 2 settembre. In questo giorno, 39 anni fa, si spegneva un maestro del fantasy, colui che per primo, con il suo Lo Hobbit, mi fece avvicinare a questo genere.
Ora, se penso a una decina di anni fa, quando trovare qualcosa di fantasy era un’impresa, spesso accompagnata da sguardi straniti dei librai, ho nostalgia di quel tempo, quando il Professore non era la macchina da milioni di oggi. Milioni sia di lettori, sia di denaro. Il fantasy era un prodotto di nicchia, almeno qui in Italia, trovare libri era un’impresa degna degli avventurieri di quei mondi.
Ricordo ancora un mio amico che chiese: «Avete il Bestiario di Tolkien?». La commessa chiese alla sua collega: «Tu sai per caso se c’è il Vestiario di Tolkien da qualche parte?»
Oggi, dopo la trilogia di Peter Jackson che ha sdoganato il genere, il fantasy è un genere conosciuto, anche se sta scomparendo di nuovo dagli scaffali. Questo sicuramente causato anche dalla corrente paranormal romance e urban fantasy degli anni di Twilight, che hanno spostato l’interesse verso Vampiri e Licantropi. La tendenza forse si invertirà davvero, con l’arrivo nelle sale della trasposizione cinematografica de Lo Hobbit.
Confesso, e ve l’ho già detto, di non essere particolarmente ansioso di vedere questo film. I motivi ve li ho già detti QUI. Quest’oggi invece, voglio solo rendere omaggio al Maestro, criticato e osannato, odiato e amato, sopravvalutato e sottovalutato. Poco importa, io lo considero ancora un ottimo modo per conoscere un genere in modo maturo, tra romanzo fantasy ed epica cavalleresca.
E allora, buon riposo Professore.
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