Una canzone per genitori e figli (1)

Una canzone, quella di Cat Stevens, adatta al pensiero espresso nel mio articolo sul Sogno Italiano. Credo che molte generazioni, dagli anni ’60 in poi credo, si possano trovare nella stessa situazione dei due personaggi del testo, sia da una parte della barricata, sia dall’altra. Un genitore che consiglia al figlio di abbandonare i sogni per progetti più “concreti“, e il figlio invece che freme perché sente che quello che vuol fare è la strada giusta. Penso che molti di noi si siano trovati ad avere un dialogo così, tra padre e figlio o madre e figlia. Cambiate i fattori dell’equazione, e potreste ritrovarvi comunque.

Cat Stevens

La scena, per i non anglofoni e i pigri, parte dalla voce del padre che dice ciò:

Non è il momento per fare cambiamenti,
rilassati, prenditela comoda.
Sei ancora giovane, questo è il tuo problema,
ci sono tante cose che devi conoscere,
trovati una ragazza, sistemati,
se vuoi puoi anche sposarti.
guarda me, sono vecchio, però sono felice

un tempo ero come tu sei ora, e so che non è facile,
stare calmo quando trovi qualcosa per partire
ma prenditi il tuo tempo, pensa molto
perché, pensa a tutto ciò che hai.
domani tu sarai ancora qui, ma i tuoi sogni no

Il figlio vuol dire la sua:

Come posso provare a spiegarmi, quando lo faccio lui se ne va
ed è sempre stata la solita vecchia storia.
dal momento in cui potevo parlare mi è stato ordinato di ascoltare
ora c’è una via, e io so che devo andare
so che devo andare lontano

La terza strofa riprende la prima, con il padre che ripete la stessa formula (a parte una frase)
Il figlio conclude amaramente così:

Tutte le volte che ho pianto, tenendomi ciò che sapevo dentro
era difficile, ma è più difficile ignorare
se loro erano nel giusto, io accettavo, ma il problema è che tu non conosci me
ora c’è una via e io so che devo andare via
so che devo andare

Fin qui, tutto bene

E ogni volta che l’ascolto, provo a chiedermi come mi comporterò con i miei figli un giorno. A volte, esserci passato non basta, e si tende a ripetere la parte del genitore che vuole consigliare ai figli di accettare la tranquillità, una sconfitta mascherata da serenità. Ora sto riflettendo, guardando mia figlia, e penso che vorrei che lei trovasse e provasse una strada diversa un giorno. Nel caso, se avrò qualche dubbio, questa canzone sarà sempre lì a ricordarmi che un tempo io ero il figlio.

6 commenti

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    • Alice il Settembre 4, 2012 alle 9:47 am
    • Rispondi

    Forse se c’è una cosa buona che possiamo ricavare da questo momento storico dimmmerda, è la tranquillità di poter sostenere i nostri figli nei loro sogni. Fino a poco tempo fa (forse tutt’ora) ti consigliavano di frequentare tale scuola per poter trovare il tale lavoro “sicuro” etc. etc… ma visto che è andato tutto in vacca spero avrò le palle di dire a mia figlia “hey, fai quello che sogni di fare, senza calcoli e senza pianificare un futuro di certezze”.
    Sarà che ci sono passata anch’io – è vero, non è una garanzia di immunità alla “genitoraggine” – ma vorrei allo stesso modo che non venga precluso a un figlio di provare a realizzare il suo sogno.
    Bel post, emozionante.

    1. Dobbiamo farlo noi, perché quelli che ci stanno precedendo, stanno dicendo ancora ai loro figli di stare qui, di trovarsi un lavoro, di portare pazienza… tocca a noi, mi sa 😀

    • Mara il Settembre 4, 2012 alle 4:48 pm
    • Rispondi

    Fino a tre anni fa ero solo figlia!
    Pensando a tutto quello che mia madre mi ha detto da quando ho facoltà di ricordare, non credevo che un giorno avrei ripetuto le stesse cose a mia figlia!
    Invece adesso che sono mamma a mia volta ho dei momenti in cui mi fermo un attimo e penso:”…mi sembra di sentire mia madre”!!!
    E ha solo tre anni Chiara, quando ne avrà 15, 18, 20, cosa le dirò!!!
    Spero di non sbagliare, ma così come non c’é un decalogo per essere figli, non c’é nemmeno per essere genitori!!!
    L’importante sarà ascoltare e non imporre.
    Capire e non obbligare.
    Possiamo insegnare loro a camminare, ma non seguiranno le nostre orme.
    Possiamo insegnare loro a volare, ma non faranno il nostro volo.
    Spero solo che mia figlia sia sempre felice di quello che fa, qualunque cosa sarà!!!!!

    1. Mah, io cerco di ricordarmi quello di buono che mi hanno trasmesso i miei genitori, e di non ripetere quelli che possono essere stati errori, tra cui quello di ripetermi che la vita era così, bisognava lavorare, invecchiare e aspettare. Naturalmente evitando i colpi di testa. Io vorrei che mia figlia invece facesse quello che si sente e punto. Vedremo 😉

  1. Stando a quanto raccontato dall’autore stesso, il figlio di cui la canzone parla vuole unirsi alla rivoluzione russa del 1918, mentre il padre preferirebbe che il giovane rimanesse a casa ad occuparsi della fattoria di famiglia, trovandosi magari una buona moglie e assicurandosi così un futuro tranquillo. Questa contestualizzazione non risulta evidente nella canzone, che appare invece come un ottimo spaccato delle discussioni che intercorrono tra generazioni: i “padri” che hanno già trovato la loro strada e la loro sicurezza e i “figli” che invece rinunciano a quanto i padri possono offrire loro per cercare nuovi orizzonti. “Father and Son” era stata richiesta come colonna sonora di Moulin Rouge (2001), ma l’autore ha negato il permesso di utilizzarla a causa dei contenuti del film che contrastavano con la sua fede musulmana.

    1. So che all’epoca, fece parte però di un progetto, credo non andato in porto, per un musical. Ricordo male?

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