The Words

Come resistere a un film che parla di uno scrittore? Beh, poi scopro addirittura che parla della vita di 3 scrittori, e non vi anticipo nulla nel caso non lo abbiate visto. Ne avevo letto bene, ne avevo letto male, poi alla fine ho deciso che dovevo vederlo con i miei occhi, un sabato sera, dopo aver esaurito le opzioni tra le novità in videoteca. Alla fine cosa posso dire? Mi è piaciuto.

Locandina

Locandina

Trama

Clayton Hammond sta presentando il suo nuovo libro in un auditorium, vista la sua grande fama. Davanti a un leggio, inizia a leggere l’incipit del romanzo, raccontandoci la storia di un aspirante scrittore che per anni insegue il successo, trovandolo solo quando scopre per caso, il manoscritto di un altro, chiuso in una borsa comprata da un antiquario a Parigi. Venendo rapito dal manoscritto, lo trascrive e su invito della moglie, ignara che il lavoro non è suo, lo presenta all’agenzia in cui lavora come inserviente. Il libro viene pubblicato e lui raggiunge la fama. Ma dovrà fare i conti con il vero autore.

Jeremy Irons finalmente in una buona parte

Jeremy Irons finalmente in una buona parte

Considerazioni

Il film è ispirato a un episodio accaduto a Hemingway, che affidò un suo manoscritto alla moglie che lo dimenticò in treno. Così dice la leggenda.
La storia raccontata da Hammond, è una quasi confessione del suo successo e di come lo ha ottenuto, per caso o per fortuna. Confessione che si intreccia da scrittore vero a scrittore del romanzo.
Un ritrovato Dennis Quaid interpreta in modo convincente lo scrittore, ma la parte del leone la fa Jeremy Irons, finalmente in un buon ruolo dopo tante pellicole indecenti che ha girato. Riguardo a Bradley Cooper, nel suo secondo ruolo di scrittore che imbroglia per diventare famoso (ricordate Limitless?) invece, poco ho da dire. È simpatico, forse perché di lui ricordo il ruolo che ha nelle varie “Notti da Leone”, ma lo trovo sempre ingessato. La voce originale poi è… è… va beh.

Io non riuscirei a scrivere per ore su un microcoso del genere

Io non riuscirei a scrivere per ore su un microcoso del genere

E come sempre, guardando film come questo, verrebbe da dire che la parte in cui si narra la vita dello scrittore protagonista del romanzo, sia rappresentata in una maniera che abbonda di cliché, dal fatto che lui lavori di notte (su un netbook? Davvero ci sono scrittori che lavorano su tastiere e monitor così minuscoli?) e gironzoli per la città durante il giorno. Ci mettono pure la giustificazione che insomma, ha un padre con qualche soldino e un’azienda, per cui quando lui ha bisogno si può rivolgere a lui. Pensando a questa parte però, ho fatto una piccola considerazione: si tratta del personaggio di un romanzo, e quindi l’autore gli ha dato una nota idealizzata della figura dello scrittore, che lo vuole un romantico lavoratore notturno, e un uomo che vive in mezzo al mondo di giorno. Questa almeno è una mia lettura.

Concludendo, lo consiglio per vari motivi, per l’intreccio delle 3 vite, quelle vere e quelle sua carta, che in realtà sono una sola.

2 commenti

  1. messo nella lista!

    l’hai mai visto Vero come la finzione?con Ferrel ,Hoffman è un buon film che offre un punto di vista,abbastanza, originale: e se si scoprisse di essere personaggi inventati e se potessimo confrontarci con chi ci crea?

    1. Non ti aspettare un capolavoro, sei tu che devi fare il lavoro più grande come spettatore per far sì che il film ti trasmetta qualcosa. Visto distrattamente, non lascia molto.
      Parli di Stranger than Fiction? Lo vidi anni fa, ma lo ricordo poco.

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