La corrente Young Adult imperversa, e il cinema di conseguenza si sta adattando, portando sullo schermo pellicole tratte da questi libri. È il caso di questo How I Live Now, film britannico che affronta, in maniera piuttosto bizzarra, l’ipotesi di un conflitto mondiale ai giorni nostri. Perché l’ho guardato? Perché il cinema inglese ha davvero delle buone idee ultimamente, e spesso è l’unico che riesce a stupirmi. Questa volta? No, per niente.
Trama
Daisy è una ragazzina americana leggermente sociopatica e disadattata, con problemi famigliari (la protagonista). Un giorno viene mandata dalla matrigna in Inghilterra dalla zia, per passare un po’ di tempo dai cugini. Qui si innamora di un cugino (il bel tenebroso) e inizia ad adattarsi al posto. Ma poi arriva la guerra (il mostro/l’antagonista) che la separa dagli affetti e lei deve imparare a cavarsela in uno scenario drammatico (ma dove?).
Considerazioni
Mettere al centro della storia una protagonista che deve crescere in fretta per un evento straordinario, sia esso una guerra tra creature soprannaturali, una guerra e basta o un reality show crudele, sembra la tematica principale di questa corrente. Non posso dire se questo in qualche modo serva a creare una sorta di empatia verso il pubblico di riferimento, ma di certo fa parte del modus operandi degli ultimi anni, in cui si è voluto stemperare la violenza, riservata unicamente agli antagonisti, riportando così in voga il protagonista puro al 100%.
L’antieroe, figura costruita in vari anni, che serviva a dare credibilità al protagonista rendendolo così veramente umano e simile a noi, qui viene completamente abbattuto, come nel caso dei vari Hunger Games, dove la tizia non vuole fare male a una mosca, e al limite lo fa ai cattivi.
Non capisco se questo serva a indirizzare, secondo magari alle associazioni stile mamme-antirock, i giovani a una bontà indotta e tenerli lontani dalla violenza, quando questo poi non avviene.
E quindi anche questo film pecca di essere superficiale nell’affrontare ed edulcorare quello che dovrebbe essere un dramma per la sopravvivenza, infarcendolo con una storia d’amore discutibile (due cugini?) e piagnistei per futilità.
L’unico segno di orrore? Una scena immancabile di stupro da parte dei soldati, suggerita e non mostrata, l’uccisione di un amico e il suo trascinarsi sull’asfalto e poco altro. Perché? Perché l’antagonista (la guerra, ricordiamocelo) è cattivo e non guarda in faccia nessuno, e la protagonista deve crescere e comprendere se stessa, passando pure attraverso a una decisione difficile (sparare a due che volevano fare del male alla cuginetta, che originalità) per poi riscuotere il premio finale.
Qual è il premio finale? La guerra finisce in un batter d’occhio, senza dare nessuna percezione del vero dramma che ha rappresentato, tanto è raffigurata male, arrivando solo al lieto fine che il pubblico vuole, anche se questo ha portato a sacrificare qualche persona.
Cosa aggiungere se non che di film del genere, il Regno Unito potrebbe farne a meno, per non abbassare il livello di qualità che stanno dimostrando negli ultimi anni.
Un altro parere dall’amico HELL
2 commenti
Eppure quei momenti, la sparatoria, il rinvenimento dei cadaveri etc sono ben fatti.
Fallisce clamorosamente quando si affanna a trasmettere quest’idea di cartone dell’amore, alla quale non ci crede più nessuno, se non forse i ragazzi, e che è pericolosa perché ingannevole, non corrispondente alla realtà.
Autore
Ed è quello che mi fa incazzare di questa corrente: inganna i ragazzi a cui è diretto il target. Un po’ come quando facevano vedere i cartoni dei GI Joe, dove la gente si sparava ma nessuno moriva mai. Scaramucce inutili che non facevano capire la pericolosità delle armi.