True Detective 01×04 (recensione)

Dopo la pausa del Super Bowl, ritorna True Detective con l’episodio numero 4 della prima stagione. Siamo già a metà e quindi si dovrebbe iniziare a capire se tutto può procedere bene, o se si arriverà a fare il salto dello squalo*.

"Sono passati 17 anni quasi, no?"

“Sono passati 17 anni quasi, no?”

Può contenere anticipazioni

Ebbene, un quarto episodio che si muove verso una direzione investigativa nel narcotraffico, e che in parte vede il Detective Hart affrontare i demoni che gli stanno rovinando la vita familiare. Fosse un altro serial, la parta della sua vita privata sarebbe un’ancora legata alla caviglia, fatta di quelle scene che aspetti per andare in cucina a prendere qualcosa o andare in bagno, piuttosto che guardarle.
Invece, tutto è equilibrato, con amante e moglie agguerrite per far passare qualche brutto quarto d’ora al povero Martin, senza per questo stressare noi spettatori. Pure Rust gli dice che la sua vita privata sono affari suoi, e non degli altri. Glielo ripete due volte, del tipo: «Non me ne frega un cazzo della tua vita privata. Siamo qui per lavorare.»

Ottimi anche i personaggi femminili

Ottimi anche i personaggi femminili

Ed è così, infatti. Tutto ciò che circonda la vita dei detective è un contorno, un ingrediente ben dosato, non un motivo per allungare l’episodio con lamentele e piagnistei o “stuff n’ things”.
Per cui True Detective procede sempre meglio, con una scena finale girata magistralmente. Roba che ti aspetti che qualcuno esca da un momento all’altro e spari, da dietro quelle case basse del ghetto.

Scene da paura!

Scene da paura!

Complimenti ancora Fukunaga per la regia e Pizzolato per lo script. Mi serviva un episodio di questa serie per dimenticare la noia di TWD…

 

 

* Conoscete l’espressione “Jumping the Shark”, vero?

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