Guest Post: Sincerità per un mondo migliore

Questa domenica, da un’idea dello stesso autore di questo post, ospito un articolo dell’amico Marco Montozzi Smò, padrone di casa del blog Tutto Bene nella mia Testa. Sarà l’inizio di un tour di post ospitati e di scambio articoli, lanciato con questo POST. Una buona idea per ravvivare le varie pagine dei nostri blog in questa afosa estate.

pinocchio

Sincerità per un mondo migliore
di Marco Montozzi Smò

 

Una regola che impariamo da piccolissimi, la cui disattesa prevedeva un ceffone, risponde alla necessità della verità.
«Sei stato tu a scrivere dietro lo schienale del divano» «Hai rotto tu quello sportello?» «Chi ha scritto quella brutta parola dietro la lavagna?»
Non c’è mai stato scampo: l’omettere, l’aggirare, il mentire, il nicchiare hanno attirato – come fossero catturati in un pozzo gravitazionale – sulle nostre guanciotte le manone delle podestà genitoriali le quali, una volta raggiunta la velocità onomatopeica detta Skiaff!!! si sono sempre premurate di chiarire: A me non la si fa.
Non esiste la menzogna a fin di bene. Non esiste la mezza verità. Non esiste persona tanto intelligente da saper mentire come si deve.

insurvivor

Tempo fa diedi il mio supporto a un sito di informazioni fantastica la cui curatrice, tanto carina, si prodigava nel blandire i suoi autori, nel dir loro che eravamo tutti amici e che niente e nessuno si sarebbe frapposto fra noi e la libertà di pensiero che il pianeta della fantasia –nel suo sconfinato regno – garantiva.
Sì, eravamo tutti per uno. E basta. Collaborazione gratuita. (Tranne che per alcuni)
Come accade in questi frangenti le redazioni si scambiano materiale, opinioni, idee e ci si imbarca in imprese quali letture approfondimenti e tutto quello che un sito di informazione serio è in grado di condividere.
L’antifona in ogni caso era celatamente palese: non si fa informazione, si fa vetrina. E quando mi proposi per la recensione di un libro non sapevo a che tipo di gogna sarei andato incontro.
Diciamolo subito: quel romanzo che mi sciroppai era imbarazzante. Non c’era niente di buono da qualsiasi punto di vista lo si guardasse.
Con sincerità lo scrissi nel mio blog, quel libro lì non si poteva leggere: spiacevole nell’incedere, scadente nell’intreccio, mediocre nella descrizione dei personaggi.
Linkai il post alla capa, informandola che comunque per il nostro sito avrei scritto cose carine senza rendermi conto della tempesta che andavo scatenando.
La conseguenza di questo mio atto di leggerezza furono la scomunica, l’insulto gratuito, lo scherno e infine la messa alla berlina. Sempre lei sosteneva che non potevo scrivere cose del genere per il sito, che non potevo dire che un certo libro era orrendo perché non avevo il rispetto del lavoro altrui e che, se non mi fossi adeguato alla messa in scena della vetrinetta, sarebbero stati guai seri!
Chiarii il mio punto di vista, che avevo ben chiaro lo scopo del sito e che comunque il pezzo era stato pubblicato sul mio blog il cui flusso di lettori non è tale da destare paura e indignazione in chicchessia.
Le ragioni, com’è ovvio, si trovano sempre nel mezzo. Ma la situazione mediana mi è scomoda, ho le spalle troppo larghe. Mollai quella collaborazione e continuai a scrivere quello che penso nel mio blog.

cavez

Se scelgo di leggerti c’è una ragione. Se ti leggo, compio un percorso con te autore. Se spendo tempo inseguendo le tue parole e i tuoi pensieri, tempo che nessuno potrà mai ridarmi in letture sotto le aspettative è giusto che lo dica.
La sincerità non paga. La sincerità non allontana i mostri, li crea. La sincerità al mattino ci consente di guardarci allo specchio e di riconoscere, dietro le nostre spalle, le anomalie che un mondo migliore non dovrebbe produrre.

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