Musarañas (recensione)

La Spagna, vi dicevo in altre recensioni, produce film di alta qualità, che competono senza problemi con prodotti inglesi o americani. Anzi, questi ultimi vengono schiacciati sotto la classe spagnola, classe di registi più o meno conosciuti, come in questo caso. Nessuna combriccola di teenager rincoglioniti che vengono fatti a pezzi da serial killer mostruosi[1], nessun ennesimo esorcismo tratto da una storia vera, né found footage della malora: solo classe.

locandina

Trama

Montse, abusata da ragazzina dal padre (l’inquietante Luis Tosar di Mientras Duermes), si prende cura di sua sorella minore, dopo la scomparsa dell’uomo, partito per la guerra. Montse è afflitta da agorafobia e non riesce a uscire di casa, casa che è diventata il suo mondo e la sua gabbia. Un giorno, un vicino di casa cade dalle scale e le chiede aiuto. Montse lo porta dentro e lo nasconde a tutti[2].

montse

Considerazioni

Prodotto da Álex de la Iglesia, Musarañas è il primo lungometraggio della coppia Andrés e Roel, che dimostrano da subito il talento e il mestiere che possiedono. Tutto il film gioca sulla tensione, sul senso di soffocamento che anche lo spettatore prova lungo il corridoio e nelle strette stanze (rese tali dalle inquadrature, che stringono, stringono e stringono gli spazi) dell’appartamento.

funerale

Si può provare pietà per Montse. Si può avere paura per lei e poi iniziare a temerla, come accade alla sorella e a Carlos, il vicino che rimane letteralmente intrappolato dalla donna.
Girare un film in appena due scenari, l’appartamento di Montse e la casa di Carlos, e farli bastare per creare una storia così immensa è sinonimo di eccezionale bravura. Per essere in ansia e rimanere incollati alla poltrona, nonché provare angoscia e paura, non c’è bisogno di una musica in crescendo che preannuncia l’imminente spavento meccanico, né di occhi roteanti e voci infernali: basta saper dirigere, basta saper scrivere. E questo Andrés e Roel sembrano farlo molto bene.

 

 

 

 

 

 

[1] Che negli anni 80 e 90 funzionavano a meraviglia. Ma ne torneremo a parlare.

[2] Io prego affinché qualcuno non inizi a fare parallelismi e sproloqui, paragonando la situazione a un ben noto film, tratto da un altrettanto noto libro. Vi prego, no.

2 commenti

  1. La Spagna sta facendo anche ottime cose con la letteratura di genere.
    L’impressione è di un panorama vivace, con un sacco di gente che si dà da fare, e un certo occhio per la qualità, senza scordarsi il mercato.

    1. E quindi la domanda, che può apparire retorica è: perché gli spagnoli sì e noi no?

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