Condivido o no?

Forse ne ho già parlato da queste parti, magari in altro modo, ma ritornare sull’argomento non fa male, anzi, può servire a ricordare come funzionano certi meccanismi.
Ieri, ho acquistato un ebook di Alessandro Girola, che potete trovare QUI, e mi sono trovato davanti alla conferma dell’avvenuto acquisto senza possibilità di condividere.

Ora, dopo che per alcune volte, per merito di sconti convenienti (6 film pagati come 3 e pure scontati al 50%, per esempio), ho acquistato beni diversi dagli ebook, mi ero scordato che la suddetta funzione “condividi l’acquisto”[1] non era più disponibile per i libri elettronici. Voglio dire, compro un cartaceo e posso dirlo a tutti i miei contatti di social, ma un ebook no, quello deve rimanere una cosa intima tra me e me. Che sciocchezza!

Ed è qui che mi sono anche ricordato il commento di una persona in un gruppo che diceva più o meno così:

“Io per principio non condivido l’acquisto di un ebook di qualcuno che non conosco e di cui non ho ancora letto nulla. Non ci tengo a fare pubblicità a un libro che poi mi potrebbe fare schifo.”

Legittimo, ma sarebbe legittimo a questo punto non condividere neppure l’acquisto di un libro di Ken Follett, perché non è così matematico che ogni suo libro sia un capolavoro, né che un amico, fidandosi del consiglio, trovi orribile qualcosa che noi abbiamo amato[2].
E anche questa di condividere selettivamente in base alla fama è una sciocchezza. O meglio, è eticamente pessimo, perché se uno Stephen King® non ha certo bisogno di me, piccolo acquirente che ricarico di 10 euro la postepay, decidendo tra il libro o una pizza, ne ha assolutamente bisogno l’autore (ma qualsiasi artista, esso sia una disegnatore, un grafico, un musicista…) che non ha alle spalle centinaia di miglia di dollaroni/euroni per imbastire campagne pubblicitarie.

Perché se ci pensate, se usassimo lo stesso metro per qualsiasi attività là fuori, diremmo agli amici dove siamo stati in vacanza solo alla fine della stessa, invece di registrare la nostra posizione a Tre Gobbi, fare mille foto del paesaggio, taggare chi è con noi nella trattoria da Nonna Gobba, e fare sapere a tutti dove stiamo per spassarcela. E se la vacanza risultasse deludente? Cancellereste tutte le immagini dai social e pure la memoria agli amici?
Questo tipo di pregiudizio, che sembra avere come unico target gli autori e gli artisti che stanno cercando di farsi strada – e specialmente se sono indipendenti – si lega benissimo anche al tipo di approccio che ha questa gente di fronte al prodotto che non solo non vuole condividere fino a che non è sicuro che sia un capolavoro, ma parte già pensando “Chissà se sarà bello o se farà schifo”, quando invece trovandosi tra le mani il nuovo libro di Cussler penserà che non vede l’ora di leggerlo perché sicuramente sarà magnifico.
È o non è un preconcetto stupido?

 

[1] Sì, ho capito che potete condividere la scheda del libro, o che potete fare lo screenshot dell’acquisto, ma la prima soluzione è meno efficace come veicolo di condivisione e promozionale (tutti possono condividere schede, ma il fatto che tu certifichi che hai speso i soldi per quel prodotto ha un impatto diverso), e il secondo… sul serio? Pensate che qualcuno si prenda la briga di fare ben 2 passaggio per dire che quel piccolo autore indie ha scritto un ebook e lui lo ha acquistato?

[2] Senza contare a quante scemenze “condividete perché siete indignati”

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