Sarà sfortuna, sarà che il pubblico ha bisogni di serial poco impegnativi, ma questa è la seconda serie che mi cancellano e che ritenevo meritevole. Così Awake si conclude con nessun cliffhanger, per fortuna, e dopo appena 13 episodi.
Se da un lato abbiamo conferme di rinnovi di serial senza spina dorsale, che stanno in piedi solo perché la scatola è bella, qui abbiamo un esempio di un plot ben congegnato, discretamente originale e con i pezzettini sparsi per gli episodi, pronti da essere registrati e segnati, in attesa del gran finale. E così salutiamo il detective Britten e le sue due realtà, complice forse il fatto che non ci fossero scemenze evidenti, o situazioni elementari ma trame che richiedevano un minimo di attenzione. Sì, alla gente non piace il dover notare particolari…
Contiene anticipazioni!
Trama
Dopo un incidente mentre era in auto con la moglie e il figlio, il detective Britten inizia a vivere due realtà separate: una dove è viva la moglie, l’altra dove è vivo il figlio. Quando Britten va a dormire in una realtà, si risveglia nell’altra. Grazie alle interconnessioni tra le due vite, il detective risolve i casi di omicidio che gli vengono affidati, ma mette anche insieme i pezzi del complotto che lo hanno portato ad avere l’incidente.
Considerazioni
Gli ascolti bassi, come dicevo, hanno portato alla chiusura della serie dopo appena una stagione, e il finale ne risente, concludendo la brillante dinamica portata avanti fino a ora, con un espediente non dico banale, ma di sicuro non sufficiente a rendere giustizia al resto del prodotto. L’intreccio intrigante, la speranza che i due mondi convivessero, si stempera in una scusante un po’ abusata, che rovina a posteriori l’originalità della serie. Rovina solo in parte ovviamente, perché quei pochi attimi che costituiscono la grande rivelazione, sono deboli, slegati quasi dal resto, e al contempo hanno un senso di incompleto. Ecco, alla fine si può avere la sensazione che questo epilogo posticcio, non sia davvero reale e che sia una terza realtà. Oppure immaginate che sia un lieto fine, al risveglio di un lungo incubo. Possiamo pensarlo così?
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