Limite Ignoto di Massimo Rainer

Continuano le novità in casa Mezzotints. Questa volta con il primo ebook che inaugura la collana Prisma, curata da Sergio Altieri. L’onore spetta a Massimo Rainer, con una storia noir raccontata attraverso la voce di un avvocato penalista, proprio come l’autore. E chi meglio di un avvocato può scrivere una storia di un avvocato?

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Trama (direttamente da Mezzotints)

Un avvocato penalista si reca a far visita in carcere a un giovane detenuto, accusato di un reato ignobile. Tutto molto normale. O forse no. Non c’è nulla di scontato, quando si intraprende una discesa agli Inferi senza lanterna. Non c’è nulla di ovvio, in un non luogo, dove la coscienza e la redenzione non hanno diritto di cittadinanza.
Nessuna Giustizia, nessuna pietà. E nessuna identità, dove l’umanità è un’ipotesi. Chi è vittima? Chi è carnefice? Chi è strumento? E quanto può essere profondo l’abisso?

Limite

Considerazioni

Anche se conosco l’autore fuori dalle pagine, non avevo ancora letto nulla di suo, ed ero veramente curioso di scoprirlo anche come scrittore. Ebbene, non sono rimasto deluso. Massimo ci racconta una storia nera, anzi molto più che nera, torbida, dove il Limite Ignoto del titolo è ovunque nel mondo dei protagonisti.
Un ottimo noir, con le giuste atmosfere, le considerazioni mai fuori luogo dell’avvocato e i tasselli da mettere insieme, pagina dopo pagina, scritto da chi sa come portare avanti una storia con stile
Consigliato.

World War Z (recensione)

Purtroppo, prima di parlare di questo film, bisogna fare una specie di disclaimer, onde evitare i soliti “sì, ma però nel libro…”. Dico subito che non sono mai stato uno di quelli che fa accostamenti troppo insistenti tra film/libro, al massimo due appunti. Anche nel caso di quella ciofeca di Hobbit, non ero interessato alle differenze con il libro, bensì con la continuity e la logica di un prodotto che si poneva come quasi-prequel della trilogia precedente. In definitiva, io guardo la pellicola per quello che è, se è onesta o meno.
L’unica cosa, parlando di film/libro, posso solo dire che mi ha più ricordato Io Sono Leggenda che altri film sugli zombie. Le analogie se ci pensate sono veramente molte:

  • Del libro da cui sono tratti, mantengono il titolo e basta
  • La natura dei mostri non è per niente quella del libro
  • Un tizio deve trovare la cura

Questi sono i primi tre elementi che accomunano le due pellicole. Sbaglio?

Locandina

Locandina

Trama

Una pandemia che trasforma la gente infettata in pazzi furiosi e antropofagi, fa collassare il mondo. Un ex dipendente dell’Onu, Gerry Lane viene incaricato di scoprire da dove iniziata l’infezione e di trovare un vaccino. Finché sarà vivo, la sua famiglia continuerà a essere ospitata su una portaerei in mezzo la mare, teoricamente sicura.

Sì, sì, c'è Favino. L'ho visto.

Sì, sì, c’è Favino. L’ho visto.

Considerazioni
(occhio agli spoiler)

L’inizio del film lo si conosceva dai trailer e mantiene le premesse. La scena del panico nelle strade cittadine è molto, molto buona. Il film procede poi con una rapidità incredibile, con Gerry che deve correre da una parte all’altre del globo per trovare il paziente zero.
Ora, non so se avete notato, ma questa storia dello scienziato/eroe/altro che deve trovare una cura, sta diventando ormai d’obbligo in film di questo genere. Questa volta addirittura scontentano i fanatici dello spiegone, liquidando in realtà tutto con un metodo sperimentale, che poi non porterà a dirci che miscela verrà usata per fare l’antidoto/mimetico, e questo deve bastare allo spettatore. A me sinceramente è bastato, anche se la conclusione sembra affrettata, rispetto alla parte iniziale. Diciamo che fino a un certo punto il film procede in un modo, poi accelera e taglia, scrollandosi di dosso particolari e la cura riposta nella parte prima.
Insomma, se dobbiamo accostarlo a un film come 28 Giorni Dopo, dove la situazione è del tutto simile, questo World War Z ne esce con le ossa rotte. Se invece siete alla ricerca di un film che vi dia intrattenimento* e scene action, allora potrebbe pure andare bene.
Una sola domanda? Ma perché diamine le azioni più pericolose le fanno di notte? Mah…


* Intrattenere è il massimo che mi concedo. La parola “diverte” invece la metto al bando in questo caso. Un film che diverte è un film comico, una commedia o un cartone Disney. Diverte in questo caso è come quando vi chiedono com’è la vostra ragazza e voi rispondete “simpatica”.

Il Compare di Bevute di Luglio: Charles Bukowski

Designare Charles Bukowski come Compare di Bevute, beh, capite cosa intendo… In verità un compare di bevute come lui, sarebbe stato troppo e non avrei retto nemmeno nel mio periodo migliore. Eppure, magari due chiacchiere davanti a qualche bicchiere, le avrei fatte. Perché? Ce bisogno di chiederlo?
Ebbene, casca appunto a fagiolo la sua elezione a Compare per il mese di Luglio con la recensione e anche opinione personale, su uno dei suoi libri migliori: Factotum.

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Trama

Henry Chinaski, quasi un alter ego di Bukowski, è un aspirante scrittore in attesa del colpo grosso. Nel frattempo passa da un lavoro all’altro, da una bottiglia all’altra, da una casa all’altra e perfino da una donna all’altra. Trovata una donna con cui sembra avere un rapporto stabile, riesce comunque a ribellarsi alla routine, ritornando per la strada in cerca di lavoro, alcool, e un letto, aggrappandosi sempre all’illusione che prima o poi qualcuno lo scoprirà e gli farà far fortuna.

Factotum

Considerazioni

Cinico, sfrontato, pigro, vizioso, sono alcuni degli aggettivi che potrei dare a Chinaski, protagonista che ci racconta le sue giornate, fatte di alcool, lavori persi in un soffio e assegni accettati senza protestare, e donne a pagamento e occasionali. Non è una persona che vorremmo in famiglia o tra gli amici, forse, ma sicuramente uno che in parte sa come metterlo in quel posto al sistema. Se ne frega di costruire la vita su lavoro-casa-famiglia. Il lavoro serve a pagarsi un tetto per la notte, una bottiglia e una donna. Non cerca la carriera, l’arrivismo: non si preoccupa.
Viene da chiedersi se almeno in parte, quello di non essere ossessionato dal lavoro e dalla carriera, possa essere uno spunto per rivalutare i nostri standard.

“Come cazzo è possibile che a un uomo piaccia essere svegliato alle 6.30 da una sveglia, scivolare fuori dal letto, vestirsi, mangiare a forza, cagare, pisciare, lavarsi i denti e pettinarsi, poi combattere contro il traffico per finire in un posto dove essenzialmente fai un sacco di soldi per qualcun altro e ti viene chiesto di essere grato per l’opportunità di farlo?”